Dalle macerie della Siria a Monaco di Baviera, torna a Milano per ringraziare chi lo ha aiutato. Di Stefano Di Foggia Alfaisal ce l'ha fatta. Finalmen
Dalle macerie della Siria a Monaco di Baviera, torna a Milano per ringraziare chi lo ha aiutato.
Di Stefano Di Foggia
Alfaisal ce l’ha fatta. Finalmente ha un passaporto tedesco e può sognare di laurearsi all’Università di Monaco. Non ha dimenticato chi l’ha aiutato ed è tornato a Milano per ringraziarli.
La sua storia assomiglia a quella di tanti altri ragazzi che hanno lasciato la propria famiglia e il proprio paese per cercare fortuna in Europa. Assomiglia in particolare a quella delle tante persone che alla stazione Centrale di Milano hanno trovato un sorriso, un posto dove dormire e un pasto caldo.
Alfaisal Obaid Al Anezi è partito all’inizio dello scorso anno da Abukamal, una piccola città al confine con l’Iraq e a piedi ha risalito la penisola balcanica per poi entrare in Italia dalla frontiera con la Slovenia.
Il 30 aprile 2015 è stato intercettato dalla polizia a Udine. “Lì mi hanno preso le impronte digitali con la forza”. Questa poteva essere la fine del sogno di andare in Germania, ma non ha desistito e ha continuato il suo viaggio. Qualche giorno dopo ha preso il treno per Milano. Una volta arrivato è stato subito sistemato dai volontari della stazione nell’ex Cie di via Corelli. Il 12 maggio è andato in treno da Milano a Verona e da Verona a Monaco di Baviera. “Alcuni li hanno beccati, io ce l’ho fatta”. A Monaco Alfaisal ha fatto domanda di asilo. “Durante il colloquio ho detto la verità, che mi avevano preso le impronte in Italia”, infatti secondo le regole di Dublino sarebbe dovuto tornare indietro. Invece le cose sono andate diversamente e la commissione ha accolto la sua richiesta.
Oggi Alfaisal è felice, ce l’ha fatta. “Studio fino a tardi, voglio diplomarmi e andare all’università. Con questo passaporto posso viaggiare in tutti i paesi dell’UE e così sono venuto a salutare i vecchi amici di Milano, sono venuto per ringraziarli”.
Nel nuovo hub di via Sammartini, dove vengono accolti i migranti, i ragazzi hanno commentato: “Quando l’abbiamo visto arrivare quasi non ci credevamo…”
E invece era proprio lui, uno dei tanti che hanno aiutato, uno dei pochi (ancora troppo pochi) che può sperare in un futuro migliore.
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