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La sterile polemica del Burkini

La sterile polemica del Burkini

Tante “les plages” francesi che hanno vietato l'ingresso al mare a donne che indossano il burkini: progresso o regresso? Sono stati probabilmente i mo

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Tante “les plages” francesi che hanno vietato l’ingresso al mare a donne che indossano il burkini: progresso o regresso?

Sono stati probabilmente i molteplici attentati che hanno colpito la Francia a spingere il ministro Manuel Valls ad avallare la posizione di molti comuni francesi, avversi al burkini: “espressione ideologica basata sull’avversità alla donna”.

Così è stato bollato il tipico costume musulmano, “incompatibile con i valori francesi”.

Siamo sicuri che sia questo il modo migliore di rispondere al difficile stato di cose odierno?

Si è espressa in merito Nadia Bouzekri, Presidente Giovani Musulmani Italia: “La libertà non si misura in base ai cm di pelle scoperta. La Francia sta impedendo a donne musulmane di andare al mare”.

La Presidente disegna quindi il burkini come una libera scelta: solo in Arabia Saudita-spiega- è d’obbligo indossarlo al mare; sono tanti i paesi dove si può optare anche per un più scoperto bikini, come il Marocco, la Turchia, la Tunisia, la Malesia, nazioni che la Bouzekri consiglia di visitare.
Il burkini è un costume da bagno ideato da una stilista australiana, espressione di estrema funzionalità dato che è solo modo di conciliare valori musulmani e voglia di mare e sole: ma se fosse davvero una libera scelta?

Nadia ha 24 anni, è nata e cresciuta a Sesto San Giovanni, frequenta l’università e come tutte le ventenni le piace andare al mare, solo che lei si sdraia con il burkini!
In un’intervista all’Espresso, in qualità di primo presidente donna dell’Associazione, ha espresso il desiderio “di non essere più trattata come una minaccia; c’è una generazione di musulmani che costruisce questo paese”.

Qual è il senso di assumere una posizione del genere? La paura è che potrebbero nascondere qualcosa? “E allora chi fa nuoto subacqueo?”- nota giustamente Nadia.
C’è chi ha tentato di buttarla sulla “oggettiva scomodità”: se il comfort e il benessere di una donna fossero un problema di interesse generale non esisterebbero tacchi e perizomi che tanto apprezzate, e nudità non è necessariamente sinonimo di comodità.

Allora hanno giocato la carta dell’igiene, mossa fallita perché i tessuti dei burkini sono idrorepellenti, quindi più igienici di qualsiasi altro costume: e poi signori, se davvero nelle piscine o peggio nel mare ci fossero dei liquidi suscettibili all’urina saremmo tutti fre-ga-ti!
C’è stato chi ha visto nel burkini un’involuzione delle primavere arabe: sicuramente vietare un dato abbigliamento nel 2016 non è certo dimostrazione di un’evoluzione, ma se la risposta fosse nella libertà di andare in spiaggia come si vuole? Perché l’Occidente pensa di essere sempre “la strada giusta”?
Se c’è qualcosa che non passerà mai di moda è il rispetto e la tolleranza per gli altri.

“Voglio un futuro dove non ci siano quartieri come Molenbeek”: io vado al mare in bikini, ma ho lo stesso desiderio di Nadia.

Di Irene Tinero

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