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L’Europa finanzia due progetti di Ingegneria biomedica in Africa

L’Europa finanzia due progetti di Ingegneria biomedica in Africa

Due idee per il futuro del continente: la prima con lo scopo di incentivare la mobilità tra le università africane, la seconda vuole costruire una pia

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Due idee per il futuro del continente: la prima con lo scopo di incentivare la mobilità tra le università africane, la seconda vuole costruire una piattaforma virtuale per condividere know-how e risorse.

L’Università di Pisa capofila per un progetto europeo di finanziamenti all’Africa che, per una volta tanto riguardano il mondo accademico, nello specifico lo sviluppo della bioingegneria.

Due strade progettuali, la prima denominata ABEM (African Biomedical Engineering Mobility), nata per incentivare la mobilità tra le università africane, modello di riferimento il nostro programma Erasmus, mentre l’altra, UBORA, vede il fine di creare una piattaforma virtuale per bioingegneri dove mettere in comune materiale, fondi e conoscenze.

Arti Ahluwalia, docente a Ingegneria dell’Informazione e ricercatrice del Centro Piaggio dell’Università di Pisa, sarà la coordinatrice, visto anche il suo precedente e consolidato impegno nell’UNECA (UN Economic Commission for Africa) nel ruolo di consulente scientifico . Quest’ultima ha spiegato in tali termini l’iniziativa: “Come Università di Pisa abbiamo contribuito alla nascita del consorzio African Biomedical Engineering Consortium, dedicato al miglioramento della salute in Africa tramite la formazione di ingegneri biomedici e l’utilizzo di tecnologie open source. Insieme a me lavora anche il ricercatore Carmelo De Maria, che è un esperto di prototipazione rapida. Entrambi siamo visiting professor in università africane, io alla Kenyatta University di Nairobi e De Maria alla Addis Ababa University. È anche grazie a queste iniziative che l’Europa ha finanziato i nostri progetti”.

Un progetto dal respiro europeo quindi, che spera in primo luogo di incentivare la crescita, nel campo della ricerca, nei paesi in via di sviluppo e di costruire un grande impianto di scambio di saperi in tutto il globo.

Di Umberto Scifoni

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