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Alcohol History ep.8: l’Assenzio

Come di consueto, ogni tre storie arriva quella sul super alcolico. Protagonista è un distillato forte, che alcuni definisco “mortale” e che tra arte

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Come di consueto, ogni tre storie arriva quella sul super alcolico. Protagonista è un distillato forte, che alcuni definisco “mortale” e che tra arte e divieti si contorna di mille storie.

Assenzio o Absinthe

Se l’idea per una serata, vuoi malinconia o altro, è devastarsi per dimenticare l’oggi ( e pure il domani ), il rimedio più pratico è affogare i dolori nell’alcohol. Ma tra tutti quale può essere il più efficacie dato lo scopo? Ecco la risposta al quesito: l’assenzio.

Come Degas ne dipinse le sensazioni nel celebre dipinto omonimo, risalente al 1875, così traspare quella realtà di sentimenti che ne vengono fuori. La donna, seduta nel cafè parigino, ha la faccia tutt’altro che felice con quel bicchiere pieno davanti. Ma non pensiamo solo alle cose tristi, perché l’assenzio oggi è diventato shottino di massa, adatto a prepararsi una serata che volete passare moolto su di giri ( ovviamente noi ne sconsigliamo l’uso ).

Quel liquido verde dalla graduazione alcolica altissima lo conosciamo tutti, ma dietro il suo uso si cela una storia strana e fatta di alti e bassi, di popolarità e divieti, farmacia e banconi.

Il distillato dall’aroma di anice nasce da una ricetta antichissima che mischiava fiori e foglie di assenzio maggiore, che infatti come primo elemento è proprio floreale (Artemisia absinthium). È appunto un distillato, in quanto i liquori sono invece prodotti da una soluzione alcolica zuccherina, a base di componenti vegetali. Nasce in Svizzera nel 1792, per mano di un medico francese, che fuggì dalla Francia a causa della Rivoluzione. I medici di campagna all’epoca preparavano rimedi naturali, utilizzando tra le altre piante l’assenzio maggiore, il cui uso e benefici erano conosciuti già dai tempi più antichi.

Iniziò quindi a produrre un forte distillato sui 60° in un mix di erbe come anice, dittamo e melissa, e divenne subito famoso, tanto da essere soprannominato la Fée Verte, la Fata Verde. La vera diffusione cominciò nel diciannovesimo secolo, spesso anche legato a personaggi di arte e letteratura, come il già citato Degas e poeti maledetti come Rimbaud, e venne prodotto da più distillerie nel continente, particolarmente Francia, Svizzera e Germania. Ognuna aveva le sue ricette, ma la popolarità generale rimaneva la stessa, almeno finchè a inizio XX secolo la lotta all’alcolismo e gli studi scientifici sulla pericolosità del tujone (contenuto nel distillato ) non spinsero a ridurne drasticamente il consumo.

Passata l’epoca del proibizionismo, non rimase comunque molto diffuso, anche perché in paesi come Francia, Olanda e Italia, per legge la vendita specifica dell’assenzio rimase vietata fino a tempi recenti. Negli ultimi anni però è tornato prepotentemente di moda, tanto da essere usato sempre più spesso nei bar di mezzo mondo, e i cocktail contenenti questa base si stiano evolvendo esponenzialmente. A oggi è l’assenzio l’alcolico a più alta gradazione e popolarità da poter ordinare in molti banconi.

Curiosità

È probabilmente l’alcolico più discusso di sempre, soprattutto in Europa, dove le regole per il consumo sono varie e contrastanti da paese a paese. Partendo dal presupposto che non esiste a oggi un parametro di riferimento per la produzione di tale bevanda, solo in tempi recenti è tornato ad essere legale in varie nazioni come Francia e Italia.

Come già scritto, si è sempre pensato che un uso eccessivo di assenzio porti effetti peggiori rispetto ad altri alcolici ( lo stato fisico absintismo è definito a parte dall’alcolismo ), anche perché c’è una grande particolarità dietro questo prodotto: l’olio essenziale di Artemisia absinthium ha un terpene detto tujone, le cui dosi elevate rischiano di condurre perfino a crisi epilettiche, se non condizioni peggiori.
Anche dietro questo aspetto non si nasconde del tutto la verità, perché in fase di preparazione gran parte di tale “maleficio” va perso.

Preparazione

Analizzare ingredienti e metodi preparatori di questo distillato è molto curioso: l’anice è uno dei principali ingredienti, poi abbiamo ovviamente l’artemisia absinthium (erba), semi di finocchio, erbe varie come issopo, badiana, coriandolo o camomilla, finocchio selvatico, menta e vaniglia. In alcune ricette particolari possiamo trovare altri tipi di artemisia, ma anche cannella, liquirizia, salvia, carcadè o lavanda.

La distillazione della pianta deve subire la macerazione nell’alcool; in un secondo momento va trattato ciò che si è ottenuto in infusione con erbe scelte, in modo da dargli colorazione e tonalità desiderata. Non è quindi strano trovare tipologie di questo stesso distillato molto diverse tra loro, dato che le distillerie spesso scelgono la propria ricetta e miscela di erbe. Ogni bottiglia di assenzio ha quindi i suoi segreti, ma il più classico e utilizzato ha il tipico colore verde, ottenuto anche grazie alla presenza di menta e finocchio.

Per quanto riguarda il consumo, tipo bicchiere è dai tempi antichi un piccolo calice, ancora più adatto se con una linea di livello per segnare la giusta dose da non superare (prediletto il modello Pontarlier).

P.s: bevi responsabilmente, in questo caso davvero attentamente!

Di Umberto Scifoni

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