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Scuola: ad Avellino l’alternanza scuola-lavoro si paga

Scuola: ad Avellino l’alternanza scuola-lavoro si paga

L'ira degli studenti:“L’alternanza è obbligatoria, non si possono prevedere costi a carico delle famiglie". #FacceCaso. Il liceo classico Colletta di

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L’ira degli studenti:“L’alternanza è obbligatoria, non si possono prevedere costi a carico delle famiglie”. #FacceCaso.

Il liceo classico Colletta di Avellino ha in programma il primo approccio con l’alternanza scuola-lavoro. Si tratta di un approfondimento pratico dello studio del ciclo dell’acqua reso possibile grazie a una convenzione con l’Università di Napoli e degli acquedotti di Napoli e della Puglia. Fantastico se non fosse per un piccolo inconveniente.. per le due giornate di alternanza i ragazzi dovranno sborsare 10 euro alla volta per il trasporto da Avellino a Napoli.

L’Unione degli studenti infuriata sostiene: “L’alternanza è obbligatoria, non si possono prevedere costi a carico delle famiglie. Le uscite previste sono una decina: il costo totale salirà ad almeno cento euro a testa”.
Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell’associazione prosegue: “Sono mesi ormai che ci arrivano costanti denunce di studenti a cui viene chiesto di pagare per poter accedere ai percorsi di alternanza. Crediamo nel valore formativo dell’alternanza scuola-lavoro ma abbiamo visto come in questo anno e mezzo i problemi sono stati tanti e di varia natura: dallo sfruttamento vero e proprio degli studenti alla totale inadeguatezza delle esperienze formative”.

La preside Paola Anna Gianfellice, amareggiata: “Non è vero che gli studenti devono pagare per fare l’alternanza. Ma ad Avellino non c’è un’università e sedobbiamo raggiungerne una bisogna pagare il mezzo di trasporto. Quando nei consigli di istituto e negli incontri con i genitori sono stati approvati i progetti da fare nei laboratori di ricerca non potevano che guardare a Napoli, Benevento, Salerno. Sono anche venuti in classe da noi dei ricercatori, ma la parte “on the job”, quella che valorizza il percorso vaffanculo a dove ci sono le strutture e dove i ragazzi possono fare esperienze di qualità”.

Questa critica risulta un po’ dura da digerire: “Ho detto ai ragazzi che se non erano d’accordo avremmo trovato un altro interlocutore. Si possono ridurre le ore di laboratorio. E ho assicurato loro che se avanzeranno dei fondi in bilancio rimborseremo parte delle quote versate. Con i soldi che la scuola ha in cassa abbiamo già comperato i camici usa e getta che i ragazzi dovranno indossare”.

Ma gli studenti non la pensano allo stesso modo: “E’ il principio ad essere sbagliato: dover tirar fuori dei soldi rende le esperienze inaccessibili per chi non ha le possibilità economiche e deresponsabilizza lo Stato dagli investimenti in istruzione. I rimborsi poi saranno solo eventuali e solo per i redditi più bassi.” #FacceCaso.

Di Francesca Romana Veriani

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