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Nazionale norvegese, parità salariale e giornata mondiale delle ragazze

Nazionale norvegese, parità salariale e giornata mondiale delle ragazze

Una riflessione sulla parità salariale nella Nazionale norvegese e sulle pari opportunità, per un futuro migliore per noi ragazze. Ieri è stata la Gi

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Una riflessione sulla parità salariale nella Nazionale norvegese e sulle pari opportunità, per un futuro migliore per noi ragazze.

Ieri è stata la Giornata mondiale dedicata alle ragazze e alle bambine. Una giornata per la parità di genere che vuole ricordare a tutti come ancora le donne siano discriminate rispetto agli uomini in tutto il mondo.

È di pochi giorni fa la notizia che racconta che dal 2018 la Nazionale norvegese femminile di calcio sarà pagata tanto quanto quella maschile. Saranno diminuiti gli stipendi dei giocatori in favore di quelli delle giocatrici affinché risultino uguali.

Le ragazze della Nazionale norvegese

La polemica

Su questa notizia non poteva che scatenarsi un’enorme polemica sul web. In particolare dopo che la Sottosegretaria di Stato con delega alle pari opportunità, Maria Elena Boschi, ha commentato la notizia sulle sue pagine social, augurandosi che anche l’Italia possa raggiungere un tale obiettivo.

Commento di Maria Elena Boschi su Facebook

 

La grande maggioranza dell’opinione pubblica si è scagliata contro la Boschi, sostenendo che una tale misura sarebbe ingiusta perché le partite maschili, essendo più guardate e generando più incassi, creano più guadagni e di conseguenza sarebbe corretto che le giocatrici donne fossero pagate di meno.

La mia riflessione

Trovo tutto questo molto triste e invito chiunque ad una piccola riflessione: giocatrici e giocatori della Nazionale norvegese, come di qualsiasi altra nazionale, ogni giorno si allenano duramente, dedicano la loro vita al calcio con incredibili sacrifici, trascorrono ore e ore sudando ed allenandosi esattamente allo stesso modo.

Pagare di più gli uomini non è un discorso di meritocrazia; quei giocatori che guadagnano somme esorbitanti, non sono più bravi delle giocatrici donne, non fanno più sforzi, non sudano di più. Ma, a parità di lavoro guadagnano incredibilmente di più. Lo trovate giusto?

Non è merito dei giocatori maschi se le loro partite sono più guardate e allo stesso tempo non è colpa delle giocatrici se il calcio femminile non è altrettanto seguito. Semplicemente da decenni la società è impostata in modo tale che le partite maschili siano più sponsorizzate, finanziate e di conseguenza più seguite. Questo non vuol dire che le donne lavorino di meno o siano meno brave.

Per concludere

Per questi motivi considero la decisione della Nazionale norvegese, una decisione nobile, che riconosce il lavoro di ogni individuo, uomo o donna che sia. È una decisione che favorisce le giocatrici di oggi ma soprattutto le giovani ragazze appassionate di calcio che, in questo modo, saranno più incoraggiate a provare questo tipo di carriera consapevoli che verranno trattate alla pari dei ragazzi.

Spero che l’occasione della Giornata mondiale dedicata alle ragazze e alle bambine appena passata, e questo mio pensiero possano servire a far riflettere. Aspettando con fiducia il giorno in cui donne e uomini, saranno veramente trattati allo stesso modo invito tutte le ragazze a non sentirsi mai inferiori e a continuare a lavorare perché le pari opportunità non siano solo un’utopia.

#FacceCaso

Di Chiara Zane

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