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Tre licei italiani studiano i segreti della materia

Tre licei italiani studiano i segreti della materia

“Li facciamo lavorare con gli strumenti didattici del Dipartimento, come il microscopico a scansione tunnel che percepisce correnti su scala atomica”.

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“Li facciamo lavorare con gli strumenti didattici del Dipartimento, come il microscopico a scansione tunnel che percepisce correnti su scala atomica”. #FacceCaso.

Nei tre licei italiani

  • Fermi di Cosenza
  • G. Berto di Cibo Valentia
  • Darwin di Roma

si studiano gli atomi, le molecole e le nano strutture per creare le tecnologie del futuro.

Il progetto in questi tre licei nasce dall’idea di una professoressa del Fermi e dall’iniziativa di due docenti universitari Pierfrancesco Riccardi e Claudio Goletti, decisi a creare i presupposti perché la Scienza dei materiali venga introdotta da subito nelle scuole superiori come materia extracurricolare.

“Hanno aderito al progetto una quindicina di ragazzi per un totale di 40 ore di lezione durante tutto l’anno eravamo curiosi di vedere come reagivano affrontando certi argomenti, senza ancora una preparazione sufficiente in fisica e matematica”. Racconta Riccardi, docente di Fisica sperimentale all’Università della Calabria.

I corsi pomeridiani nei tre licei di cui vi parlavo, partono dalla fisica per studiare la materia.
“La prima cosa che ho fatto in classe è stata far partire un pendolo e chiedere ai ragazzi di misurare il tempo di oscillazione. Ovviamente ognuno ha registrato un dato diverso. È il primo impatto con l’errore di misurazione e la statistica. La pratica li stupisce e li invoglia. Con materiali semplici, basta un nastro adesivo e un filtro polarizzatore per fargli comprendere la birifrangenza”.

La maggior parte delle lezioni vengono svolte in laboratorio. “Li facciamo lavorare con gli strumenti didattici del Dipartimento, come il microscopico a scansione tunnel che percepisce correnti su scala atomica”.

Il Fermi con 20 studenti ha dato il via a un movimento che ha coinvolto 28 ragazzi del Darwin e 30 alunni del Berto. “Per dar loro l’idea delle dimensioni facciamo questo esempio prendete un capello, dividete il suo diametro in 100.000 parti e avrete più o meno la grandezza di un atomo. Ecco su cosa lavoriamo, quelli sono i nostri “mattoncini Lego” con i quali possiamo costruire nanotubi in carbonio, grafene e tessuti biologici per realizzare organi. L’attenzione dei ragazzi è sempre molto alta”. Racconta Claudio Goletti, professore associato di Struttura della Materia nel corso di laurea di Scienze dei materiali a Tor Vergata.

Anche nei laboratori del Dipartimento di Fisica a Tor Vergata si fa pratica. “Usiamo ad esempio una pressa in grado di sviluppare una pressione pari a diverse tonnellate su polveri metalliche per mostrare come le proprietà dei materiali si modifichino. Dopo una lezione introduttiva, divisi in piccoli gruppi, svolgono l’esperimento, poi discutono i dati ed elaborano una relazione”.

Al progetto prendono parte anche dottorandi e assegnisti dei rispettivi dipartimenti di Fisica. “Facciamo tutto con i finanziamenti per il Progetto lauree scientifiche del ministero dell’Istruzione noi partiamo però dalla prima liceo, invece che dagli ultimi due anni, per attirare studenti e far sì che una volta iscritti all’Università non la abbandonino, come purtroppo spesso succede”. Precisa Goletti.

#FacceCaso.

Di Francesca Romana Veriani

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