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Ai posteri l’ardua sentenza: il sardo nelle scuole

Ai posteri l’ardua sentenza: il sardo nelle scuole

La nostra rubrica sui dubbi, sulle paure e anche sui giramenti di… testa che affliggono gli studenti italiani. Oggi parliamo della proposta di alcuni

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La nostra rubrica sui dubbi, sulle paure e anche sui giramenti di… testa che affliggono gli studenti italiani. Oggi parliamo della proposta di alcuni docenti di insegnare il sardo nelle scuole.

L’11 maggio 2018 sarà una giornata calda per la scuola italiana. Parliamo della data della Prova Invalsi di Matematica per le classi seconda e quinta primaria, che, oltre al teorico svolgimento del test, vedrà però anche un particolare sciopero dei docenti, il quale riguarderà l’attività di consegna del compito.

Avremo sicuramente altra occasione di discutere della questione Invalsi, che rimane sempre molto controversa. Questa volta volgiamo il nostro sguardo alla Sardegna, dove, nella nostra famigerata data, vedremo affiancarsi al resto un’ulteriore mobilitazione, quella che, vicino all’abolizione della famigerata prova, chiede anche l’inserimento dell’insegnamento della lingua sarda all’interno delle scuole di ogni ordine e grado dell’isola.
Un’iniziativa che potrebbe sembrare strana a chi non conoscesse l’attaccamento al territorio ed alla propria tradizione del popolo sardo.

Invece non è stata e sicuramente non sarà neanche l’ultima iniziativa per la salvaguardia e la valorizzazione di tale idioma. La domanda che ci poniamo qui verte piuttosto sull’opportunità della proposta. È evidente il timore che induce la globalizzazione ed il suo possibile conseguente livellamento culturale, di cui già abbiamo parlato in questa rubrica, ma forse è anche possibile che in alcuni casi si stia esagerando.

Il Sardo è un dialetto particolare, ogni studioso di filologia romanza potrebbe infatti dirci che più precisamente ha i tratti di una lingua vera e propria. Ora però, esso rimane pur sempre un dialetto e, così come altri di importanza e particolarità teoricamente inferiore, è un qualcosa legato alla quotidianità, spesso all’ambiente del focolare domestico, dell’intimità potremmo quasi dire, capace di trasmettere grande autenticità.

    • Per sua stessa natura parlare di una codificazione scolastica andrebbe contro il proprio essere, in continuo movimento ed in continua mutazione.
    • Dall’altra parte, alimentare questa sorta di nazionalismo regionale potrebbe comunque non essere un’ottima idea, in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui è necessario restare uniti di fronte alle spinte centrifughe che spingono a racchiudersi dentro dei confini sempre più piccoli e sempre più elitariamente ristretti.

Attenzione e valorizzazione della storia e della tradizione a mio avviso sono sempre positive, ma bisogna fare attenzione a non andare troppo oltre.

Forse la mobilitazione dei docenti dell’isola andrà a segno, portando l’insegnamento del sardo nelle scuole, forse questa iniziativa potrebbe fare da apripista per altri movimenti per l’introduzione dei rispettivi dialetti nelle rispettive regioni, oppure tali idiomi continueranno a vivere tra le mura domestiche o nella più informale quotidianità.

Ai posteri l’ardua sentenza.

#FacceCaso

Di Edoardo Frazzitta

COMMENTS

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    Franco Piga 6 anni

    Egr. Sig. Frazzitta, in merito a quanto scrive sulla Lingua Sarda è evidente che Lei parla di cose e argomenti che non conosce.
    Definire il sardo un dialetto (di chi, dell’italiano?)significa che si intende ignorare (volutamente) la storia di un popolo che per millenni (millenni) ha affidato alla propria oralità il suo sapere e la propria cultura.
    Il Sardo, nel bacino del mediterraneo, è l’unica lingua arcaica viva e ancora parlata. Ricchezza e orgoglio di noi sardi che per oltre cinquant’anni ci siamo opposti al disegno e alla volontà di chi voleva che la nostra lingua fosse dimenticata e con essa la nostra identità.
    E’ stata la scuola il primo strumento di tale disegno ed è giusto che sia proprio tramite questa istituzione che il Sardo riacquisti la propria dignità di lingua.
    In Sardegna si tengono ogni anno oltre duecento (Duecento) premi letterari, tutti rigorosamente in Lingua Sarda. Come vede non è un Idioma” relegato al “Focolare domestico”.
    Spero che queste mie brevi note le diano lo spunto per approfondire un argomento troppo spesso trascurato o dimenticato.
    La saluto cordialmente.
    Franco Piga

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    antonio muscas 6 anni

    Sig. Frazzita, perchè non si informa un po’ prima di scrivere simili scempiaggini?
    Va bene che nell’epoca della rete internet e facebook chiunque si sente autorizzato a scrivere tutto quanto gli passa per l’anticamera del cervello, ma la rete porta con sé anche il vantaggio di mettere a disposizione quantità enormi di materiale scentifico da cui attingere e nel contempo di scovare e sbugiardare chi scrive fesserie, come nel suo caso. Faccia una cosa, si dia un’altra possibilità: faccia una piccola ricerca in rete e poi riscriva un articolo possibilmente più decente. Vedrà che ce la potrà fare anche lei

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