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La tesi, tutta l’ansia dalla A alla Z

La tesi, tutta l’ansia dalla A alla Z

La tesi sembra una sfida lontana per ogni studente universitario. Ma dopo tre o cinque anni (o entrambi) si affaccia per farci salire ogni genere di t

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La tesi sembra una sfida lontana per ogni studente universitario. Ma dopo tre o cinque anni (o entrambi) si affaccia per farci salire ogni genere di timore.

La tesi, quel documento, quell’opera che rappresenta il nostro essere studenti, un percorso e la scelta di una punta della lancia accademica.

L’enciclopedia Treccani, nostra fonte più affidabile per le definizioni, la definisce così.

“Nelle università italiane, dissertazione scritta, su argomento attinente a una delle materie studiate, che lo studente presenta e discute poi oralmente con un professore relatore (che è in genere il professore della materia) davanti a una commissione di docenti, per il conseguimento della laurea al termine degli studî”.

Alcuni direbbero: “No ma la tesi è una passeggiata, una volta che hai finito gli esami è solo l’ultimo atto, che ci vuole”. Eh, che ci vuole, venitecelo a dire, mentre cerchiamo libri, articoli accademici, confrontiamo, scremiamo, facciamo fronte a errori che non ci eravamo minimamente accorti di aver fatto.

La tesi è un percorso a ostacoli, l’unico caso in cui non solo non sai bene quando finisci, ma nemmeno quando inizi! I passaggi sono tanti e… tutti pieni di ansia.

1) La decisione di un argomento. Una passeggiata no? E adesso, su cosa la faccio sta benedetta tesi? Bisogna mettersi a capire che argomento ci possa ispirare veramente, quali sono i pro e i contro, quanti abbiano già scritto sullo stesso tema e che cosa ne sia venuto fuori. Ok, trovato l’argomento, legato a una materia, e il professore?
2) Parlare col professore. A volte è il principale ostacolo per la scelta di una tesi rispetto a un’altra. Lo faccio con la sua materia, ma lui/lei è solitamente rinomato come uno che a) ti segue poco, b) ti segue troppo, c) da troppe indicazioni, d) ne da troppo poche, e) si tiene stretto di punteggio, f) ti fa fare come ti pare. Più che un ostacolo, la Spartan Race.
3) Indice e bibliografia. Chi cerca trova, dice un vecchio detto. Ecco, anche trovare tutto il materiale giusto e farlo corrispondere a una bibliografia decente può far sudare ogni camicia possibile.
4) L’inizio della stesura. Come una scena da film, con la crisi dello scrittore. Pagina 1, “Capitolo Primo”, sotto il vuoto, non riesco a scrivere nulla. Ci si distrae con qualsiasi cosa, si perdono ore e giorni lasciando la pagina vuota. “Uh mi serviva proprio quello spelapatate, del resto su Amazon era un’offerta”. “Ma non stavi scrivendo la tesi?”. “Sì, ma sai, mentre cercavo la concentrazione…”.
5) LE CONDIZIONI CLIMATICHE. Fosse un dettaglio non da poco, ma mettetevi a fare una tesi con 35 gradi, sole, foto di gente al mare e magari biblioteche chiuse. In questo caso non si suda per l’ansia, bensì per altro.

Potrei dire altri mille motivi per avere ansia e soffrire nel raggiungimento dello scopo. Vorrei ricordare l’ansia il giorno della consegna/discussione, ma ve lo racconterò quando sarò arrivato a tale momento.
A proposito sapete chi si deve laureare oggi e sta vivendo tutti e 5(+1) punti di ansia sopra riportati? Il nostro direttore! E allora magari sarà lui tra qualche giorno, dopo aver smaltito la sbornia, a raccontarcelo.

In bocca al lupo direttò!

#FacceCaso

Di Umberto Scifoni

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