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Il ponte di Genova visto dai giovani

Il ponte di Genova visto dai giovani

Tutto ciò che c’è da sapere sulla disgrazia di ferragosto. #FacceCaso. Il crollo del ponte a Genova è stato un evento che mi ha sconvolta, mi ha lasc

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Tutto ciò che c’è da sapere sulla disgrazia di ferragosto. #FacceCaso.

Il crollo del ponte a Genova è stato un evento che mi ha sconvolta, mi ha lasciato incredula e senza parole, credo come tutte le persone che sono venute a conoscenza dell’accaduto: “Non possono accadere ancora queste cose nel 21esimo secolo” è la frase che ho visto maggiormente scritta nella mia bacheca facebook o nelle interviste al tg.

È vero ma non credo che questa frase consoli le famiglie delle vittime.

È vero che qualcuno dovrà pagare ma starà a chi di dovere decidere chi.

Noi per ora possiamo solo fare chiarezza e stringerci nel dispiacere di un evento che coinvolge Genova come tutta la Penisola.

Partiamo dalla causa della caduta del ponte:

sono molte le ipotesi e le Fake News non potevano che approfittare di questa disgrazia che ha avuto un forte impatto mediatico facendo dilagare al notizia che la caduta fosse dovuta al troppo carico o al temporale in corso.

Citando il Corriere “Quel ponte era un malato sul quale ogni giorno passavano 75 mila veicoli” quindi la colpa non può essere data né al carico né alla pioggia perché, fosse stato “in salute”, avrebbe potuto sopportare entrambi senza dare alcun segno di cedimento.

Chi ha l’incarico di capire quale sia stata la vera causa è Antonio Brencich (membro della commissione dei trasporti e delle infrastrutture della città) e a soli tre giorni dall’accaduto non c’è niente di definitivo, un’ipotesi sarebbe quella della rottura di uno strallo (precisamente in nono) ovvero un tirante in cemento armato precompresso con internamente dei cavi di acciaio che sono parte fondamentale della tenuta del ponte.

Era in ristrutturazione:

meno di un anno fa il ponte aveva ricevuto dei controlli ed erano stati presi provvedimenti che prevedevano opere di ristrutturazione proprio per gli stralli 9 e 10 e proprio per il secondo dei tre piloni, quello che è crollato circa alle 11.40 di quel 14 agosto.

Perché i ponti più datati dovrebbero essere rinforzati?

La maggiorparte delle opere di costruzione stradale come ponti, cavalcavia, viadotti sono stati costruiti agli inizi degli anni sessanta quando era raro che un solo veicolo trasportasse un elevato peso e che grandi carichi percorressero tutta l’Italia: ad oggi le cose sono cambiate, a causa anche dell’aumento del carburante i viaggi vengono ridotti, è più vantaggioso fare un unico carico da molte tonnellate che dividere tale peso in più tratte. Tornando agli anni sessanta ciò non accadeva e le costruzioni non erano calibrate per i carichi a cui oggi vengono sottoposte: carichi di tonnellate e tonnellate che negli anni non hanno fatto altro che indebolire le strutture.

Mettendo insieme queste informazioni e quelle sopra scritte (difetti di costruzione e usura) non sarebbe potuto che accadere il peggio.

Per quanto riguarda invece i numeri:

ad oggi le vittime sono  43 dopo che anche l’ultimo disperso è stato trovato senza vita, gli sfollati delle case intorno al ponte Morandi sono 580, ci saranno 45 alloggi disponibili per coloro che sono rimasti senza un tetto, sono crollati oltre 200 metri del ponte Morandi.

Come dopo ogni disgrazia ci troviamo davanti a numeri che per quanto ci disegnino immediatamente il quadro della situazione ci dicono ben poco riguardo alle persone che hanno perso la vita. È facile immaginarlo: famiglie che andavano verso il mare e ragazzi che raggiungevano i loro amici.

Sì, ragazzi come te, giovany come te che il giorno prima avevano fatto la spesa per la grigliata, che avevano collezionato migliaia di messaggi sul gruppo “Ferragosto ‘18” con qualche faccina stupida accanto tipo il bicchiere di vino e invece l’ultima sbronza di Ferragosto per loro è stata quella del 2017. Alle 11.36 sono passati per quel ponte Giovanni (29), Antonio (29), Gerardo (27) e Matteo (27): il classico quartetto che approfitta delle ferie di ferragosto per andare qualche giorno al nord.

C’erano anche Manuele (16) e Camilla (12) che probabilmente in quel momento si stavano litigando il letto di sopra nel letto a castello della camera d’albergo che stavano per raggiungere con i loro genitori.

Ma ci sono anche Marta (29), Stella (24) e Carlos (27) che secondo me avevano optato per un viaggio romantico.

Ma c’era anche Mirko (30) che non era in ferie ma a lavoro: faceva l’operaio dell’Amiu ed è stato ritrovato tra le macerie.

Ma ci sono anche: Axelle (20), Nathan (20), Marius (22) e purtroppo ci sarebbe da continuare ancora per un po’.

Non sono mai stata a Genova ma so che quel ponte era un punto di passaggio per gli abitanti di tutte le parti della città, ho letto due parole che ha scritto un ragazzo dicendo che sotto quel ponte ci passava ogni giorno per andare a scuola, sotto il quale regnava il silenzio perché si dice che parlare sotto un ponte porti “sfiga”.

Anche io passo sotto un ponte per andare a scuola, precisamente sotto un cavalcavia che, per quanto piccolo il mio paese, è sicuramente il punto più trafficato di Rosignano. È una struttura brutta, insomma come tutte le strade non ha niente di bello ma ci passo ogni mattina, ogni pomeriggio per andare in palestra ed ogni sera per raggiungere i miei amici: culla le mie ansie per i compiti, mi fa da ombrello in cemento quando piove ed il pullman ritarda e sente le mie risate migliori quando andiamo tutti insieme in motorino e suoniamo i clacson come fossero chitarre.

E chissà quanta altra gente ci passa e quante cose avrebbe da raccontare se avesse una memoria ed una voce.

E chissà quante cose avrebbe da dire il ponte Morandi, di quante famiglie e quanti giovani, giovany come te.

L’immagine di un ponte a cui manca un pezzo come fosse un puzzle e il camion della Basko a 5metri dal vuoto rimarrà impressa nella mia mente per sempre.

#FacceCaso.

Di Claudia Biasci

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