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La leggenda del primo giorno di scuola: uno dei più grandi bluff dal XX secolo

La leggenda del primo giorno di scuola: uno dei più grandi bluff dal XX secolo

Apparentemente vissuto come un viaggio nell'inferno da moltissimi studenti, ma la verità è che a non pochi, sotto sotto, piace... ecco raccontato il p

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Apparentemente vissuto come un viaggio nell’inferno da moltissimi studenti, ma la verità è che a non pochi, sotto sotto, piace… ecco raccontato il primo giorno di scuola.

“Lasciate ogni speranza oh voi ch’entrate.” Altro che Divina Commedia, nel 2018 il vero inferno è solo uno: è lei, la temibilissima scuola, soprattutto al primo giorno. Che, udite udite, non è temuta solo dagli studenti: anche i genitori, quelli ansiosi ( e ce ne sono ) , all’entrata del mese di settembre cominciano a preoccuparsi in vista del nuovo anno scolastico dei figli. Come se a scuola dovessero andarci loro. Al massimo, se proprio dovesse esserci qualcuno con licenza di lamentarsi, quelli siamo noi. L’ombra del primo giorno incombe, sai magnificamente bene di aver fatto anche questa estate un quarto dei compiti delle vacanze assegnati ( esiste qualcuno che ne ha mai fatti più di metà? ) , e che per la predica della prof. è solo questione di tempo.

Ma la verità è che questo famoso primo giorno di scuola, a molti, sotto sotto piace. Basta ammetterlo a noi stessi. Perché pure se davanti al cancello con agli amici, per non fare la figura del secchione, diciamo che piuttosto ci faremmo tagliare un dito, dentro di noi siamo sempre emozionati. Studenti, insegnanti, e persino bidelli, nessuna eccezione.

Amici a cui se anche se sei legato non ti ci vedi dalla fine della scuola. L’ambiente della scuola stesso, che è un abito decisamente importante per la scelta del liceo e durante la tua permanenza lì. I mitici bidelli, da tempo immemore complici di noi studenti che non potremmo mai smettere di ringraziare. Pure le aule, dove abbiamo trascorso 9 degli ultimi 12 mesi; il nostro campo di battaglia. E infine, sì, anche loro. I nostri allenatori ma avversari allo stesso tempo: i professori. Poi certo, quello che non hai mai potuto vedere rimane tale, ma quelli a cui sei affezionato un po’ ti sono mancati.

Giri per la scuola, non è cambiato niente da 3 mesi a questa parte. Noi ci siamo goduti la vita girando il mondo, ma loro sono rimasti lì tali e quali.

Non è bellissimo?

Ore 6.50: “Tesoro, svegliati, vai a fare colazione.

Ore 7.00: “- Oi, sono 10 minuti che cerco di farti alzare, dai su non mi far arrabbiare che oggi devi ricominciare scuola.

-Ma dai, seriamente! Grazie della bella notizia che da solo non me lo ricordavo eh! “ Questa la penso ma non gliela dico, a malapena ho le forze di mettere qualcosa fra i denti, figuriamoci di parlare.

Ore 7.20: Dopo aver fatto colazione ed essermi messo qualcosa a caso ancora con gli occhi chiusi ( si, esiste chi ci riesce ) , mi do’ un’occhiata allo specchio. “Ammazza quanto so’ pallido, per un funerale sarei più pimpante.”

Ore 7.40: Tiro di clacson anche a chi mi sta a 200 metri, nessuno osi avvicinarsi a me, sono assolutamente intrattabile. Eppure avverto una sensazione strana, non riesco a capire ( o forse ad ammettere ) cosa vibri dentro di me, ma qualcosa c’è. Rispetto allo specchio, già mi è tornato un po’ di colorito.

Ore 7.50: Sono esattamente a un angolo dall’edifico. Svolto a sinistra e sono arrivato. “Chiudi gli occhi, chiudi gli occhi, che magari qualcuno ti ha fatto un regalo e se l’è portata via.” Giusto un attimo, anche perché finisco a tanto così dal tamponare chi mi sta davanti. Ci manca solo questa e faccio bingo per oggi. Niente, sempre al solito posto. Non s’è spostata di un millimetro oh.

Parcheggio e vedo la folla. Vedo noi. Vedo la vita. Ci sono un po’ di volti imbronciati, ma dietro nascondono quel sorrisetto di emozione che proprio non riescono a trattenere. Intanto, la sensazione strana di prima si è evoluta in un friccichio dietro la schiena. Finalmente vedo i miei. Mamma mia come si so’ fatti grandi. Discorso un po’ senile, ma intanto fammeli abbraccià.

Alcuni non li ho più visti dall’ultimo giorno, altri sì, ma era da un bel po’ comunque che non ci si vedeva.

Ore 8.00: E così piano piano, dopo qualche imprecazione sul fatto che la scuola era finita ieri e ci stanno palesemente ingannando, sorreggendoci ci incamminiamo sugli scalini. “Dove ci avranno messo quest’anno regà?” Te pareva, anche stavolta terzo piano. Ma ad accoglierci, sorridente come sempre, il nostro storico bidello. “A regà, guardate chi c’è!” E un’orda di studenti gli si accalca neanche fosse il papa alla messa di Natale.

Dopo una lunghissima serie di baci e abbracci collettivi, si torna nel bunker. “Prepariamoci, quest’anno tocca fare gruppo. Intesi sì?”

Ora, non c’è più nessuno col broncio. Giusto qualche musone che deve mantenere il punto.

E mentre siamo tutti magnificamente presi nel parlare l’uno con l’altro, eccolo che entra. Pure lui col sorrisetto in bocca. Non lo ammetterà mai, ma gli siamo palesemente mancati. Fra qualche mese ci staremo rimangiando tutto, ma intanto, fateci godere questa illusione.

“-Buongiorno prof!

-Buongiorno ragazzi…”

#FacceCaso

Di Emanuele Caviglia

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