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La laurea che non interessa a grillini e leghisti

La laurea che non interessa a grillini e leghisti

La laurea non è considerata elemento così fondamentale, almeno per i concorsi pubblici, da parte del governo gialloverde. Cerchiamo di capire perché.

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La laurea non è considerata elemento così fondamentale, almeno per i concorsi pubblici, da parte del governo gialloverde. Cerchiamo di capire perché.

Una laurea non serve, secondo alcuni. Potrebbe sembrare una dichiarazione a vanvera, dei soliti mentecatti o bastian contrari. Peccato che alcuni di questi siedano tra i banchi del Governo, sia tra la Lega che tra i 5 Stelle.
Una posizione forte, ma rivendicata spesso, che qui si reinserisce nell’ottica dei concorsi pubblici.
La Lega parlava di abolizione del valore legale della laurea già ai tempi di Umberto Bossi. Stessa cosa i 5S con Beppe Grillo, che nel 2009 parlò di “abolizione del valore legale dei titoli di studio”.

Già il 31 luglio scorso poi, la deputata pentastellata Maria Pallini presentò una proposta di legge per prevedere «il divieto di inserire il requisito del voto di laurea nei bandi dei concorsi pubblici».
Carlo Sibilia, attuale sottosegretario al Ministero dell’Interno, parlò tempo fa sempre dello stesso tema: «Se nel post dopoguerra e negli anni del benessere economico non si riscontravano un numero così elevato di laureati e una così alta percentuale di disoccupati e inoccupati, soprattutto tra i giovani, il predetto sistema di accesso ai concorsi pubblici poteva, anche se discriminatorio, risultare valido».

Quindi qualcosa si muove, l’idea che nella pubblica amministrazione possano essere inseriti neo assunti senza titolo di laurea, cosa invece prevista in tutti i paesi del mondo o quasi. Staremo a vedere.

#FacceCaso

Di Umberto Scifoni

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