A partire dal prossimo settembre il capoluogo ospiterà una scuola dedicata ai ragazzi afflitti dalla Sindrome di Asperger. Sarà la prima in Italia. “
A partire dal prossimo settembre il capoluogo ospiterà una scuola dedicata ai ragazzi afflitti dalla Sindrome di Asperger. Sarà la prima in Italia.
“La scuola è il luogo principale di inclusione della nostra società”. Queste parole uscite dalla bocca del nostro Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, più che all’espressione di una verità concreta, assomigliano a dichiarazioni di circostanza che non sembrano trovare riscontro nella realtà dei fatti.
Sì, perché sebbene ci piaccia credere che la scuola metta sempre tutti a suo agio, bisogna ammettere che purtroppo non è così. Molte volte accade ad esempio che chi è affetto da una forma di invalidità si senta a disagio quando si trova a contatto con coetanei “normodotati”.
E’ proprio per questo motivo che negli ultimi anni è maturata la necessità di aprire “scuole speciali” riservate ai ragazzi che presentano forme abbastanza gravi di disabilità. Un esempio in tal senso è rappresentato sicuramente dalla prima scuola-azienda italiana per ragazzi con sindrome di Asperger che aprirà il prossimo settembre a Milano, in Via Cassata.
L’istituto sorgerà all’interno di una struttura di oltre 600 m² fortemente voluta dal presidente della fondazione “Un Futuro per l’Asperger” Massimo Montini, il principale fautore di questo progetto meraviglioso che offrirà a 80 ragazzi la possibilità di aprirsi una strada nel mondo del lavoro.
Una strada lunga e tortuosa che passerà necessariamente attraverso i corsi di graphic design, game design, web design e videomaking che la scuola metterà a disposizione dei suoi studenti. Studenti che, tra l’altro, non saranno tutti quanti malati di Asperger. L’istituto è infatti aperto a chiunque e per iscriversi è sufficiente possedere un diploma di terza media.
Una scuola che punta dunque non soltanto a dare un futuro ai suoi iscritti ma anche a fungere da esempio per una regione, la Lombardia, in cui le cosiddette “scuole speciali” rappresentano appena lo 0,35% dell’offerta formativa complessiva. La speranza è quindi quella che questa percentuale cambi in meglio e che lo faccia il prima possibile.
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