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Alcool? Giovany, stiamo migliorando!

Alcool? Giovany, stiamo migliorando!

Un'indagine sul consumo di alcool tra gli adolescenti rivela nell'ultimo biennio una diminuzione del numero di ragazzi che ne hanno abusato. Il probl

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Un’indagine sul consumo di alcool tra gli adolescenti rivela nell’ultimo biennio una diminuzione del numero di ragazzi che ne hanno abusato.

Il problema dell’abuso di alcool tra i più giovani in Italia è un emergenza sociale. Non grave e diffusa come in altre parti d’Europa, ma comunque preoccupante. Ci sono però delle buone notizie a riguardo. Secondo l’indagine “Adolescenti e Alcol” è in crescita negli ultimi due anni la percentuale dei giovanissimi che non hanno ancora mai assaggiato un superalcolico. Lo studio, giunto alla sua terza edizione, con cadenza biennale, è condotto da Laboratorio Adolescenza e Osservatorio Permanente Giovani ed Alcol, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Iard.

I promotori fanno sapere che è soprattutto in famiglia che la questione è affrontata più efficacemente. Il 17,5% dei genitori parla apertamente ai propri figli, soprattutto maschi, dei problemi dell’alcool. Nel 2015 era il 13,6%. Il messaggio trasmesso tra le mura domestiche è quello restrittivo: “Bere fa male“.

E dal canto loro gli adolescenti, in modo particolare i più piccoli, tra i 12 e i 14 anni, dimostrano una rinnovata consapevolezza dei fattori di rischio. Cala drasticamente il numero di chi ritiene vere affermazioni del tipo “Se una persona sopporta bene l’alcool, significa che l’alcool non le fa male” o “Le bevande alcoliche allungate con acqua fanno meno male“. Anche la cronaca, poi, fa il suo effetto. Perché c’è una maggiore sensibilità (68,9%, rispetto al 61,6 di due anni fa) verso le conseguenze in cui si incorre mettendosi alla guida anche dopo aver bevuto un solo bicchiere.

Dati incoraggianti, dunque. Che però non devono far abbassare la guardia. Il vero problema, che purtroppo non dà altrettanti segni di miglioramento, è quello degli eccessi alcoolici perpetrati in compagnia dei gruppi di amici. Le esperienze di ubriacatura ripetute sistematicamente riguardano ancora il 6,3% dei teenager. Le motivazioni sono, il più delle volte, “per adeguarsi al comportamento del gruppo” e “darsi delle arie“. Il che sottolinea una volta in più come il condizionamento reciproco con gli altri individui contribuisca ad auto alimentare il problema.

Per arginarlo, sostengono gli autori della ricerca, sarebbe opportuno incentivare il lavoro dei pediatri e degli psicologi. I primi per un più efficace lavoro di prevenzione, in collaborazione e contatto diretto con le famiglie. I secondi, in ambito scolastico-educativo, per aiutare e rafforzare la solidità caratteriale e identitaria dei ragazzi. Cercando di allontanarli, in questo modo, dalla ricerca di altri fattori (negativi) che li facciano sentire importanti.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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