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Condannato a morte per i aver difeso i diritti sulle donne, la petizione supera i 300mila firmatari

Condannato a morte per i aver difeso i diritti sulle donne, la petizione supera i 300mila firmatari

Un professore pakistano, Junaid Hafeez, è stato condannato a impiccagione per blasfemia. Qui sotto il link per firmare una petizione e provare a ferma

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Un professore pakistano, Junaid Hafeez, è stato condannato a impiccagione per blasfemia. Qui sotto il link per firmare una petizione e provare a fermare questa atrocità

Professore impiccato per essersi battuto per i diritti delle donne. Si potrebbe anche scrivere come “morte per amore”, o se preferite “morte insensata per amore”. Non perché i diritti delle donne possano mai essere considerati insensati, giammai. Ma perché nel 2020 neanche se ne dovrebbe parlare di “diritti delle donne”, neanche dovrebbe esserci differenza tra uomini e donne.

Si dovrebbe parlare solo di diritti umani. E, in un sogno, neanche di quelli, poiché dovrebbero essere tutti acquisiti ormai. Ma si sa, la strada è ancora lunga e ardua, nelle battaglie per i diritti non si è che all’inizio.

Junaid Hafeez

Si chiama Junaid Hafeez, il professore pakistano condannato il 21 dicembre scorso a impiccagione per blasfemia.

Il professore, che insegnava all’università Bahauddin Zakariya di Multan, in Pakistan, sarebbe reo di aver insegnato ai suoi studenti i diritti delle donne. “Ha insegnato tematiche come i diritti delle donne”, fa sapere Helen Haft, una studiosa statunitense, che ha lanciato una petizione in suo favore su Change.org, raccogliendo in poche settimane 300mila firme.

La petizione di Helen Haft su Change.org, che dovete assolutamente firmare

Junaid e io abbiamo preso entrambi parte al programma di scambio accademico Fulbright. Giorni prima di aver appreso della sua condanna a morte avevo pubblicato un pezzo sulla blasfemia in Pakistan”.

Qui il link per firmare.

Il codice di procedura penale del Pakistan stabilisce la pena di morte per “chiunque a parole, sia per iscritto che a voce, denigra il sacro nome del Santo Profeta Maometto (su di Lui la pace)”. Da quando in Pakistan è stata introdotta la pena di morte per blasfemia negli anni 80 si sono verificate 1500 accuse di blasfemia. Un’accusa che equivale a una sentenza di morte”.

Non è credibile che al giorno d’oggi possano ancora accadere avvenimenti del genere. Non è credibile che la vita di una persona possa ancora dipendere da un’accusa.

Qui il link per firmare.

Firmate, e condividete.

#FacceCaso

Di Giulio Rinaldi

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