I disturbi alimentari sono una cosa seria: anoressia, bulimia, binge eating e, purtroppo, molti altri. Durante la quarantena, aumento del 30%. I dist
I disturbi alimentari sono una cosa seria: anoressia, bulimia, binge eating e, purtroppo, molti altri. Durante la quarantena, aumento del 30%.
I disturbi alimentari sono così, serpenti che si annidano tra le pieghe del dolore giovanile. Li vedi se li vuoi vedere, per cui bisogna starci attenti. È abilissima, una ragazza anoressica, a far sembrare che mangi; sposta il cibo, lo maciulla, lo nasconde.
È capacissimo, un bulimico, di diventare invisibile. Riesce a mangiare come tutti, magari riuscendo anche a sembrare calmo e sereno. Ma poi, durante gli “attacchi”, è da solo, e non c’è nessuno a vederlo svuotare il frigo.
Secondo il sito del ministero della salute del governo italiano, “l’incidenza dell’anoressia nervosa è di almeno 8-9 nuovi casi per 100mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi. Per quanto riguarda la bulimia nervoso si registrano 12 nuovi casi per 100mila persone tra le donne e circa 0,8 nuovi casi per 100mila in un anno tra gli uomini”.
Il coronavirus, di certo non ha aiutato.
La crescita silente dei numeri
Durante il periodo di clausura dovuto al coronavirus, ci sarebbe stato un incremento del 30% di disturbi alimentari nei bambini e nei pre-adolescenti: “Questa tendenza”, spiega Laura Dalla Ragione, psichiatra e responsabile del centro per i disturbi alimentari Palazzo Francisci di Todi, “ha visto un picco nel periodo del lockdown con aumento di persone con anoressia nervosa, Arfid, disturbi selettivi dell’alimentazione, disfagie”.
Una situazione drammatica, acuita dalla diminuzione di stimoli e dalla vicinanza con i nostri incubi (leggasi “pensieri”), avutasi durante il lockdown.
Sorvegliare? No, amore ed attenzione
Per uscirne, il modo migliore è entrarci, scusate il gioco di parole, il prima possibile. Ossia identificare, tramite l’osservazione dei comportamenti del ragazzo/a, nuove abitudini particolari. Vuol dire sorvegliare i figli, gli amici, i parenti h24? Vuol dire metterli sotto la lente d’ingrandimento? Per nulla. Uno sguardo amorevole è sottile e lascia sempre spazio alla ricerca dell’individualizzazione adolescenziale.
Per essere insieme, anche sembrando lontani.
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