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Il Covid annienta anche il lavoro precario dei giovani. Di bene in meglio eh?

Il Covid annienta anche il lavoro precario dei giovani. Di bene in meglio eh?

I dati sul lavoro giovanile in epoca di Covid parlano di una riduzione drastica di stage e tirocini. Anche un impiego precario è merce rara. Se avete

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I dati sul lavoro giovanile in epoca di Covid parlano di una riduzione drastica di stage e tirocini. Anche un impiego precario è merce rara.

Se avete letto il titolo pensando ad una notizia positiva, mi dispiace, ma ci siete cascati in pieno. Non c’è proprio nulla di che rallegrarsi, purtroppo. Non solo il lavoro per i giovani continua a scarseggiare, in epoca di Covid-19, per gli under 29, soprattutto donne, si è anche ridotta la speranza di trovare un posto da precario. Il “primo impiego” per loro è merce sempre più rara. A svelarlo è l’Osservatorio sul mercato del lavoro della Città metropolitana di Milano, che sul capoluogo lombardo ha rilevato una riduzione del 40,67% dei contratti di avviamento lavorativo rispetto all’anno scorso.

Da quando è scoppiata la pandemia si sono persi 74271 posti di lavoro precario, di varie tipologie . Mentre sono 35.193 quelli che hanno perso un’opportunità professionale o non hanno visto rinnovato il proprio rapporto lavorativo.

Rispetto a 12 mesi fa, la flessione più consistente (-45,23%) c’è stata tra i contratti di avviamento e i praticantati. -44,55% per i tirocini, -40,84% per gli intermittenti, -40,86% per gli interinali. Ovviamente, anche i contratti a tempo indeterminato sono diminuiti. Ma siccome già erano pochi prima, il decremento in termini percentuali è più lieve. -31,18%, che si traduce in soli 11.851 nuovi rapporti a fronte dei 17221 del 2019. Nell’area meneghina a crescere sono solo gli agricoltori e gli operai specializzati, che fanno segnare un +9,9%. Si tratta però del settore più marginale in quella zona.

Il crollo più drastico, come prevedibile, c’è stato nel settore della ristorazione. I ragazzi impiegati come camerieri e baristi sono diminuiti del 63,32%. Male anche i praticanti negli studi di architettura e ingegneria, con un -16,27%.

Se però i giovani hanno subito questa ulteriore mazzata alle loro speranze per il futuro, le altre fasce d’età non se la passano meglio. “Il calo degli avviamenti dei giovani è per ora in linea con quanto accaduto anche per le altre categorie – spiegano Livio Loverso, responsabile dell’Osservatorio, e Elena Buscemi, consigliera con delega al lavoro per della Città Metropolitana – con la fine del blocco dei licenziamenti potrebbero pagare le conseguenze più pesanti i lavoratori più ‘anziani’, che farebbero più fatica a ricollocarsi“.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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