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Il pensiero di un terrone sul corto di Muccino

Il pensiero di un terrone sul corto di Muccino

Chi vi scrive è un calabrese che, seppur giovane, conosce la propria regione. Sì, sono un terrone e sono contento di parlare di questo corto. Ciao, s

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Chi vi scrive è un calabrese che, seppur giovane, conosce la propria regione. Sì, sono un terrone e sono contento di parlare di questo corto.

Ciao, sono Luca Matteo. Un terrone.

La Regione Calabria ha pagato quasi 1,7 milioni di euro il cortometraggio promozionale realizzato da Gabriele Muccino. Il prodotto realizzato è cinematograficamente perfetto, ma la rappresentazione dell’oggetto (la Calabria) è fuori contesto.
Invito i lettori a guardare il cortometraggio per farsene un’idea propria. Il protagonista, Raoul Bova, porta in vacanza la fidanzata spagnola (Rocío Muñoz Morales) nella sua terra, la Calabria, facendola innamorare del territorio. L’intenzione è condivisibile, ma ecco una serie di elementi che rendono il tutto poco realistico. Chi vi scrive è un calabrese della punta dello stivale che, seppur giovane, conosce la sua regione.

Gli agrumi calabresi sono un vanto per la regione, ed è un bene che Muccino li abbia inseriti nel suo lavoro. Purtroppo il 90% del video rappresenta campi di agrumi, persone che mangiano agrumi, arance a terra nelle vie e un cesto di agrumi sulla terrazza che affaccia sul mare di Tropea. Di quest’ultimo dettaglio in particolare non riesco a capirne il significato. Altri prodotti e piatti tipici non vengono rappresentati, e addirittura il locale in cui la coppia soggiorna ha terminato la supprezzata. Ancora meno credibile presentare le arance ad una spagnola.

Nel cortometraggio, sembra che una coppia del XXI secolo visiti la Calabria del 1950. Uomini con bretelle in contesti medievali parlano con accento siciliano. Altro triste elemento è la sicilizzazione del luogo. Anche le musiche sono di un autore siciliano. Di calabrese c’è solo qualche stereotipo.

Le scene sembrano rappresentare un posto qualsiasi del sud Italia, non ci sono elementi distintivi calabresi. Il mare compare marginalmente in poche scene finali. Assenti i lungomari e le cittadine delle coste. Nessun elemento culturale, né grandi città o elementi simbolo, come Reggio Calabria e lo Stretto.

La Calabria del XXI secolo attirerebbe molto di più i turisti. Registi, artisti e produttori calabresi avrebbero realizzato un prodotto migliore perché conoscono il territorio. Sì, queste professioni esistono anche nella nostra regione.
Ignorate tutto, venite a scoprire la vera Calabria.

#FacceCaso

Di Luca Matteo Rodinò

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