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COP26 e tanta (forse troppa) confusione: i blah blah blah di Glasgow

COP26 e tanta (forse troppa) confusione: i blah blah blah di Glasgow

Cosa è stato veramente raggiunto durante la COP26? E soprattutto, perchè non si è trovata un'intesa definitiva su questioni così importanti? A Glasgo

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Cosa è stato veramente raggiunto durante la COP26? E soprattutto, perchè non si è trovata un’intesa definitiva su questioni così importanti?

A Glasgow dallo scorso 31 ottobre fino al prossimo 12 novembre, si sta svolgendo la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 ovvero la COP26 (Conference Of Parties) presieduta dagli UK in partnership con l’Italia. I “Parties” sarebbero i più di 190 leader mondiali firmatari dell’UNFCCC del 1992,la convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici.

Sono state prese molte decisioni e pronunciate molte parole, vediamo allora insieme i punti cruciali di questa conferenza:

La prima preoccupazione consiste nel limitare l’aumento delle temperature ad 1.5°C rispetto alle temperature medie globali dell’era pre-industriale entro il 2030.

Ciò non fermerebbe completamente il riscaldamento globale -ormai è troppo tardi- ma ne limiterebbe i danni, poiché un aumento di 2°C porterebbe ad un incremento drastico delle temperature ed un terzo della popolazione mondiale sarebbe regolarmente esposto a caldo estremo, con tutti i problemi che esso si porta dietro (carestie, malnutrizione, problemi di salute); le barriere coralline verrebbero distrutte e il mare artico si scioglierebbe almeno un’estate ogni dieci anni, aumentando il livello dei mari.

Insomma tutte conseguenze sentite e risentite, eppure molti leader mondiali non sono sembrati ben disposti a scendere a compromessi per limitare questi terribili danni. Ne sono un esempio Stati Uniti, Australia e Cina che si sono rifiutati di firmare l’accordo per lo stop di produzione di carbone. Quest’ultima è il Paese maggior inquinatore al mondo, producendo circa 13 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno, che corrisponde alla stessa quantità prodotta annualmente da USA, India, Russia e Giappone messi assieme.

D’altra parte però più di 40 Paesi hanno concordato di abbandonare gradualmente l’utilizzo di energia elettrica a carbone. Gradualmente.

Questa una delle parole più utilizzate durante la COP26 la quale ha fatto infuriare ambientalisti di tutto il mondo che chiedono ai leader mondiali di prendere atto ora, soprattutto ai Paesi occidentali ricchi che hanno contribuito finora all’inquinamento e che hanno i mezzi per poter smettere di farlo. Simbolo dell’ipocrisia dei Paesi economicamente sviluppati è l’Africa, la quale è responsabile solo del 3% delle emissioni storiche eppure soffre il peso maggiore della crisi climatica.

Lo scorso sabato 6 novembre, circa 100.000 manifestanti sono scesi per le strade di Glasgow nonostante il cattivo tempo, chiedendo un cambio radicale ed immediato, criticando l’assenza di concretezza dei governanti. Ma non solo a Glasgow, le proteste si sono svolte a Sydney, Seoul, Stoccolma, Parigi e ancora Dublino e Città del Messico.
Greta Thunberg, anche lei arrivata nella città Scozzese, ha dichiarato la COP26 essere un “fallimento” e più che una conferenza sul clima “un festival del greenwashing per i Paesi ricchi”.

Anche il ministro di Tuvalu, stato insulare polinesiano, si è unito alle critiche nei confronti della COP26 con un videomessaggio girato in giacca e cravatta con l’acqua fino alle ginocchia, per far comprendere gli impatti del cambiamento climatico e dell’innalzamento delle acque ogni giorno sulla propria isola.
A scaldarsi ormai non sono più solo le temperature ma anche gli animi di migliaia di persone di tutto il mondo, cosa altro bisognerà fare per far sentire le nostre voci e far comprendere, nel caso ancora non l’abbiano fatto, ai potenti di questo mondo che il tempo è ormai scaduto?

#FacceCaso

Di Alice Fuschiotto

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