Stromae è finalmente tornato dopo 9 anni di inattività con un disco multiculturale, in cui da voce a personaggi improbabili e parla di sè. Jon Van Ha
Stromae è finalmente tornato dopo 9 anni di inattività con un disco multiculturale, in cui da voce a personaggi improbabili e parla di sè.
Jon Van Haver, trentasette anni, nato in Belgio, madre fiamminga e padre ruandese ucciso durante il genocidio del Ruanda. Conosciuto in arte come Stromae, parola che deriva dall’inversione delle sillabe della parola “maestro”.
Tutti abbiamo danzato sulle note di “Alors on Dance”, “Rendez vous” o sulla celebre “Papaoutai“, uscite ormai dieci anni fa.
Stromae si è fatto strada nel mondo della musica grazie al suo stile eccentrico, un connubio fra soul, hip-hop e musica elettronica. Le sue hit sono sempre connotate da allegre melodie, quelle su cui balleresti per tutta la notte, ma che nascondono testi profondi e malinconici.
Dopo il grande successo dei suoi primi due album nel 2010 e nel 2013, il cantante si è lanciato in un tour stremante: ben 250 date in 25 Paesi. Questo l’ha portato ad una crisi depressiva, attacchi di panico ed ansia. Dovuti anche al trattamento anti-malaria a cui si è dovuto sottoporre per poter portare i suoi concerti anche in Africa.
Gli ci è voluto tempo per riprendersi: ben nove anni.
Nel frattempo si è sposato ed ha avuto un figlio, perché dopotutto “c’è bisogno di vivere per poter raccontare qualcosa” come ha detto lo stesso cantante. e lo scorso 4 marzo ha finalmente rilasciato “Multitude “.
Un album che ha decisamente ripagato l’attesa.
“Multitude “ come la moltitudine di personaggi che interpreta nelle canzoni:
in “Fils de Jois” (figlio di prostituta) immagina di essere un bambino la cui madre è appunto una prostituta e cerca di ridarle dignità, mentre viene attaccato dal disprezzo di tutti quelli che se ne servono.
In “L’enfer”, l’inferno, Stromae canta “a volte ho avuto pensieri suicidi e non ne vado fiero”. Non sappiamo se parlasse esattamente di lui, ma ha affermato che nelle sue canzoni il 20% è personale ed il resto è tutto frutto di storie che ha sentito ed immaginazione.
“Santè”, traccia allegra e vivace, omaggia tutte quelle persone che lavorano di notte mentre gli altri si divertono. L’ispirazione gli è venuta vedendo la sua signora delle pulizie.
Ciò che più colpisce di questo disco però sono le influenze musicali: violini cinesi, percussioni del sud-est asiatico, cori di voci bulgare, trombe e cumbie elettroniche messicane. Non a caso in molti brani ha partecipato l’intera Belgian National Orchestra.
Stromae, ed il suo team, sono riusciti ad accostare l’erhu, strumento a due corde cinese, e l’afrobeat;il clavicembalo ed il balafon (xylofono dall’Africa subsahariana), e ancora charango andino (una sorta di ukulele messicano) e la zurna (oboe turco).
Il suo obiettivo è quello di “brouiller les pistes”, confondere le tracce.
Insomma in un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui è ancora difficile viaggiare e si combatte per l’inclusività, “Multitude” è una ventata d’aria fresca, il treno che vi porterà a fare il giro del mondo.
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