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Proteste anti-invasione: non è che per una volta siamo davvero uniti?

Proteste anti-invasione: non è che per una volta siamo davvero uniti?

Continuano le proteste contro la guerra in molte parti del mondo: dall’Italia agli Usa, dall’Australia al Giappone. E i protagonisti sono gli studenti

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Continuano le proteste contro la guerra in molte parti del mondo: dall’Italia agli Usa, dall’Australia al Giappone. E i protagonisti sono gli studenti.

Sono passate più di due settimane dall’invasione russa dell’Ucraina e per far sentire la propria solidarietà verso il popolo ucraino, sono state organizzate proteste per la pace in diverse parti del globo.
Bandiere celesti e gialle, cartelloni “no war”, foto vandalizzate di Putin e girasoli (fiore simbolo dell’Ucraina) hanno inondato le strade di molte città.

In Giappone, a Tokyo, un gruppo di liceali ha avviato proteste inviando una dichiarazione contro l’invasione all’ambasciata russa. Questa è stata firmata da studenti da otto regioni diverse come Hiroshima e Okinawa.
“Non possiamo tollerare l’atto di minacciare altri con armi nucleari, questo va contro il movimento globale per prevenire la guerra nucleare.”
In Lituania una flotta di mongolfiere ha mostrato la bandiera Ucraina dal cielo mentre migliaia di protestanti si riunivano sotto di esse.
In Svizzera, notoriamente un Paese neutrale, circa 40.000 persone hanno marciato per le vie di Zurigo.
In Australia in città come Sydney e Melbourne migliaia di manifestanti hanno dimostrato con il caldo, sventolando le bandiere ucraine. Anche le comunità russe vi hanno partecipato. “Voglio rivedere mia madre e mio padre di nuovo” scrive una ragazza ucraina su un cartellone.
Persino in Russia molti hanno protestato contro le atrocità della guerra, nonostante incorrano nel rischio della prigione. Soprattutto giovani studenti ma addirittura bambini.

Una BellaStoria

C’è chi è sceso in piazza con dei cartelloni e chi si è limitato a gesti più piccoli ma comunque significativi, come Ekaterina. Una mamma che con i suoi due figli piccoli ha lasciato, davanti all’ambasciata ucraina di Mosca, un mazzo di margherite ed un foglio colorato dai bambini con scritto “no alla guerra”.
Parola che però in Russia è proibito dire, non è una guerra bensì una “operazione speciale”…
Per questo Ekaterina è stata arrestata e fortunatamente rilasciata dopo poche ore.
Chi invece si è permesso di compiere gesti più eclatanti (come una manifestazione) è stato sbattuto direttamente in prigione.

Dall’invasione dell’Ucraina ad oggi si contano quasi 11 mila persone arrestate in Russia.

Cittadini di tutto il mondo si sono uniti per far sentire la propria voce ma non solo parole, sono state organizzate anche molte iniziative per inviare aiuti concreti al popolo ucraino: per esempio a Roma la chiesa di Santa Sofia raccoglie già da vari giorni beni primari, tra cui cibo e medicine da inviare in Ucraina; sono beni che provengono da tutta la Penisola e spediti da ditte di trasportatori italiani e ucraini.
Air BnB ha avviato una raccolta fondi prenotando finti soggiorni nelle case in Ucraina colpite dal conflitto. Inoltre molti volontari si sono offerti di andare in macchina fino al confine per portare in salvo alcuni sfollati.

Quanto ci sentiamo impotenti davanti ad una guerra? Eppure qualcosa, anche se di molto piccolo, possiamo farlo.

#FacceCaso

Di Alice Fuschiotto

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