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FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo singolo del progetto Scaleno

FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo singolo del progetto Scaleno

Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è Scaleno a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo. È usci

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Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è Scaleno a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo.

È uscito giovedì 7 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali il singolo di debutto del progetto Scaleno, un brano sfacciatamente autobiografico dal titolo “Crescere” che segue alcune pubblicazioni informali e un percorso live già avviato, con la complicità dei musicisti Luca Cotroneo alla chitarra e Davide Vaglia alla batteria.

“Crescere” parla di quando Scaleno aveva vent’anni: è una canzone che cerca di capire cosa ci serve per uscire dagli schemi di pensiero più tossici della nostra società, che ci legano alla tristezza e alla frustrazione. Per citarlo direttamente, in quel periodo Scaleno era un piccolo maiale, con idee bizzarre, confuse e distorte sulla donna — e, in generale, sulla vita.

“Crescere” è una canzone che si alterna tra una strofa intima, dalle sonorità oniriche, e un ritornello liberatorio e potente.

Scaleno è un nome della scena brianzola che ci sentiamo di consigliarvi caldamente, se vi piacciono le chitarre, le storie tristi e se avete voglia di conoscere un insegnante (perchè nella vita vera è proprio un insegnante!), un po’ sui generis.

Questo è un sito dedicato agli studenti quindi non possiamo che iniziare col chiederti qual è stato il tuo percorso scolastico. Com’è andata?
Il mio percorso scolastico è stata bello, ma non bellissimo: avevo scelto una scuola non del tutto adatta a me — il liceo scientifico, nonostante matematica mi facesse venire gli incubi. Inoltre pur essendo una persona curiosa e molto interessata alle materie umanistiche mi annoiava quasi tutto. Ricordo che leggevo di nascosto i libri di Dostoevskij anziché il libro di chimica o di filosofia, e che mi divertivo davvero solo nelle ore di storia. Però ho trovato un sacco di amici che frequento anche adesso, mi ero avvicinato al gruppo di teatro con il quale avevamo portato in scena Romeo e Giulietta, Le relazioni pericolose… Diciamo però che la mia esperienza con la scuola non è finita qui, perché ormai da qualche anno sono saltato dall’altra parte della cattedra e adesso insegno italiano e storia. E nella stessa scuola dove andavo da studente! Devo dire che mi diverto davvero molto. Cerco di trasmettere agli studenti la mia passione per quello che insegno, non dimenticandomi mai di essere stato anche io uno studente annoiato su quegli stessi banchi — letteralmente, proprio.

E con lo studio della musica, che tipo da rapporto hai? È vera quella cosa che si dice, che per fare musica bisogna anche studiarla?
Come forse si è capito, non ero uno studente modello. Peggio ancora, ero infarcito di stupidaggini romantiche — o forse solo punk — secondo le quali il vero talento musicale è solo libera espressione di sé, mentre lo studio della tecnica non farebbe altro che snaturare la propria individualità. Forse c’è qualcosa di vero e ancora oggi non credo si debba per forza studiare per suonare; nel corso degli ultimi anni però ho capito che avevo fondamentalmente torto. Anzi, oggi uno dei pochi rimpianti che ho è non aver studiato in modo approfondito la teoria musicale da ragazzo. Se lo avessi fatto sono certo che oggi arriverei molto più in fretta a suonare e comporre le cose che ho in testa, a cui alla fine la maggior parte delle volte arrivo lo stesso, ma con molta più fatica. Avere un buon istinto musicale ma non aver studiato è come avere un ottimo senso dell’orientamento ma non avere una cartina quando ci si perde nel bosco.

E quanto c’è di autobiografico nel tuo brano di debutto “Crescere”?
Direi molto. Realizzare questa cosa fa parte di quel percorso di maturazione che ho descritto proprio in CRESCERE, dove parlo proprio di lasciar perdere quelle convinzioni che da ragazzi ci sembrano fondamentali mentre in realtà limitano la nostra possibilità di vivere serenamente e fare in pace quello che ci piace. Queste convinzioni le prendiamo da fonti che in quel momento sono affidabili e granitiche, mentre pian piano si capisce che forse non avrebbero dovuto essere messe su quel piedistallo… Possono essere i cantanti, i libri, gli amici, i film, i libri su come avere più fiducia in sé stessi. O i propri genitori. Credo che chi oggi è adolescente sia ancora più sottoposto a un bombardamento continuo di questo tipo di roba, e mi dispiace. Nella prima strofa lo dico proprio chiaro e tondo, alla fine della mia adolescenza ero diventato un groviglio di cretinate: “Quando avevo vent’anni / ero un piccolo maiale / avevo idee e opinioni bizzarre e distorte sulla donna e, in generale, sulla vita / riuscivo solo a farmi male.” Anche il rapporto con gli altri e con le persone che ti attraggono può diventare un campo di battaglia, se ti hanno convinto che deve esserlo. Per fortuna oggi non ragiono più così, ma se mi guardo indietro penso di aver schivato un bel proiettilone.

C’è qualcosa dell’essere un artista indipendente e solista di cui non riesci ad occuparti? E qualcosa invece di cui magari non ti piace occuparti?
Odio i social network! Ma davvero, li detesto sotto ogni punto di vista: pratico, tecnico — non li so usare — ideologico… e mi rendono triste. Faccio eccezione solo per TikTok, che però non uso per postare cose sulle mie attività musicali: forse dovrei, ma poi verrei risucchiato definitivamente anche in quel gorgo e no, grazie. Eppure oggi questi strumenti sono fondamentali per far passare il proprio messaggio, quindi mi sforzo di usare Instagram almeno un pochettino. Per il resto mi piace tutto quello che faccio con la musica: scrivere le canzoni, cantarle e suonarle con i miei amici, andare in giro a fare concerti… Ecco, se dovessi scegliere tra registrare e suonare dal vivo probabilmente sceglierei sempre di suonare dal vivo. Chiudermi in uno studio di registrazione a suonare per ore sempre la stessa cosa mi annoia, alla lunga. Anzi, anche nelle registrazioni vorrei catturare sempre l’energia dei concerti: una cosa che mi sembra mancare a molta musica di oggi, registrata e prodotta in modo perfetto e pulitissimo, ed è un peccato.

Quali sono i tuoi piani per il resto del 2024?
Per la musica suonare, suonare, suonare dal vivo. Usciranno un altro paio di canzoni e voglio portarle in giro il più possibile: primo perché mi diverte tantissimo come dicevo, e poi perché spero possano far bene a qualcuno, o farlo riflettere. A livello personale… Vivere tranquillo con le persone che mi vogliono bene, in particolare con mia moglie — che è la mia migliore critica— e la mia fantastica bambina. Qualcuno mi ha detto che sono un po’ giovane per queste cose, ma tra famiglia e amici io mi diverto davvero un sacco, molto più di quando ero ragazzo. E poi voglio continuare a divertirmi anche a scuola, insegnando le tre cose che so ai ragazzi, cercando costantemente di non annoiarli troppo.

#FacceCaso

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