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Si dondola sulla sedia e muore cadendo

Si dondola sulla sedia e muore cadendo

Un terribile incidente e una morte troppo giovane: un ragazzo abruzzese perde la vita per una fatalità. Quante volte gli insegnanti ci hanno ripreso m

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Un terribile incidente e una morte troppo giovane: un ragazzo abruzzese perde la vita per una fatalità.

Quante volte gli insegnanti ci hanno ripreso mentre ci dondolavamo sulla sedia? E’ un vizio che abbiamo tutti, ma che ieri è costato la vita a Christian Lombardozzi, 17 anni, di Roccaraso. Gli era già accaduto qualche giorno prima, di cadere perché si stava dondolando, o almeno così hanno detto i suoi compagni di classe, gli stessi che compaiono sulla bacheca di Facebook di un ragazzo normale, con abitudini normali, passioni normali e un patentino appena preso per la ricerca dei tartufi. “Lo vedevi sempre in giro per le campagne e per i boschi con i suoi due cani alla ricerca di questo prezioso tubero. Di una bontà unica, di una semplicità naturale per quell’età e anche con una costanza nel fare le cose che gli piacevano”. Il parroco Don Renato della parrocchia di Christian, lo descrive così.

Il problema è stata la sedia di plastica: nella classe in cui il giovane ha trovato la morte, ce ne erano almeno due non a norma. Per questo, il dondolio l’ha deformata e Christian ha sbattuto la testa, finendo tra il termosifone e il muro – secondo la ricostruzione della procura di Sulmona che ha aperto un’inchiesta. “Stavo alla lavagna con una ragazza quando ho sentito un tonfo e i ragazzi che ridevano. Mi sono girato e ho visto Christian per terra con la testa tra la sedia, il banco e il muro. Mi sono precipitato per vedere cosa fosse successo e ho visto che respirava a fatica, aveva il viso bianco e a volte non respirava più o in maniera affannosa. Ho cercato di rianimarlo col massaggio cardiaco fino a quando sono arrivati i soccorsi ma ho capito subito che la situazione era molto grave. Il ragazzo è andato in arresto cardiaco 2-3 volte”.

Che sia colpa della sedia o di un terribile destino, non è dato sapere. Rimane però l’angoscia e lo sconforto di un vuoto grande, uno posto vuoto, un dolore incolmabile per una morte troppo precoce ed assolutamente ingiusta.

Di Silvia Noli

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