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Il sogno infranto di Miriam e le parole del preside

Una lettera di difesa scritta dal Dirigente Scolastico, difende la propria scuola dalle accuse dei genitori della ragazza affetta da sindrome di Down.

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Una lettera di difesa scritta dal Dirigente Scolastico, difende la propria scuola dalle accuse dei genitori della ragazza affetta da sindrome di Down.

Il sogno di Miriam, giovane ragazza di 15 anni con sindrome di Down, era quello di diventare una cuoca. Peccato che nessuno degli istituti alberghieri valutati dalla sua famiglia, sia sembrato loro adeguato per accogliere le esigenze della figlia.
Per questo  attraverso una lettera scritta come se a parlare fosse sua figlia, delle inadeguatezze del sistema scolastico, incapace di accogliere la diversità di sua figlia.
La lettera non rivolge le sue accuse esclusivamente alla scuola alberghiera che avrebbe dovuto ospitare Miriam, una scuola senza adeguati insegnanti di sostegno o programmi inclusivi capaci di offrire alla ragazza le stesse possibilità degli altri, ma anche contro la scuola media che la 15enne frequenta ancora. Aggiungerei che quest’ultimo istituto ha trattenuto presso di sé la ragazza per un ulteriore anno scolastico.
“Mi sono dovuta lasciar convincere che era la cosa migliore (io l’ho vissuta come una bocciatura), perché dovevo ancora crescere e, come se non bastasse, dovevo pure essere contenta. Lo facevano per il mio bene!” Questo scrive il papà Luca, parlando per sua figlia, la quale è alla fine stata iscritta in una scuola per “diversamente abili”.
La lettera di un papà indignato ha fatto il giro del web commuovendo l’Italia intera, suscitando grande protesta generale contro le inadeguatezze del sistema scolastico.
Ma è emersa una voce fuori da questo coro in rivolta, quella del preside della scuola media di Sovere, nel bergamasco, a cui è iscritta Miriam.
Un Dirigente Scolastico che cerca di difendere la sua piccola scuola di provincia, ha risposto alle accuse del papà di Miriam, descrivendo una scuola sì molto piccola, ma con tanti progetti inclusivi, aperta all’integrazione di tutti i ragazzi, non solo quelli perfettamente abili.
Una scuola in cui un’associazione di genitori “GenitoriAcca” si occupa da anni di produrre miglioramenti al livello dell’istruzione e dell’inclusione.
Una scuola in cui si lavora a “classi aperte”, contrastando il rischio dell’isolamento ponendo molta attenzione alla relazione tra studenti e insegnanti, un team competente ed appassionato.
Una scuola in cui c’è un progetto musicale avanzato al quale è possibile partecipare senza alcun tipo di requisito, un progetto che ha messo su un coro di 50 elementi ed una vera e propria orchestra inclusiva, la quale suona per le case di riposo e ospita personaggi di grande carisma musicale come Nicolò Fabi.
Ma le iniziative non finiscono qui: “Abbiamo un grande orto inclusivo, -ha detto il Dirigente Scolastico – grazie ad un progetto che è arrivato terzo in Lombardia e che vede protagonisti i nostri alunni con disabilità, assieme ai loro compagni, agli ospiti della Casa di Riposo e del Centro Socio Educativo.”
Ci sono anche iniziative sportive su “sport e disabilità”, corsi di cucina, laboratori di corporeità.
Il Dirigente Scolastico ribatte con decisione ed insieme delicatezza alle accuse rivolte al suo istituto di aver volutamente trattenuto Miriam un ulteriore anno alle scuole medie.
Dopo aver portato a termine un importante percorso formativo, ed aver sviluppato diverse capacità a scuola (anche grazie alle iniziative che l’istituto è stata in grado di offrirle), Miriam ha dovuto pensare alle scuole superiori.
“La scelta della famiglia è caduta su di una scuola statale alberghiera che si era rivelata aperta e davvero accogliente. Certamente una delle realtà di eccellenza del territorio nelle politiche di inclusione. Abbiamo iniziato un percorso di microinserimento che ha funzionato molto bene. A quel punto è stata la famiglia che ci ha esplicitamente chiesto di fermare Miriam per un altro anno, per sviluppare le autonomie necessarie ad affrontare il trasferimento con maggiore serenità ed essere più forte e pronta. Di fronte a questa richiesta, la scuola ha deciso di trattenere Miriam elaborando un percorso che facesse da ponte verso la nuova scuola, con la mediazione ed il supporto dei nostri insegnanti. Come si vede, niente a che fare con il concetto di bocciatura che tanto ha fatto scalpore.”
Una questione da considerare da entrambi i punti di vista ma che conduce allo stesso punto di arrivo: concentrarsi sul futuro di una ragazza disabile e di come le scuole possano fare meglio per accogliere la sua disabilità.

Di Silvia Noli

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