Tempo di lettura: 2 Minuti

La storia del ragazzo disabile di Bagno a Ripoli

La storia del ragazzo disabile di Bagno a Ripoli

Il ragazzo disabile è stato bullizzato dai compagni della squadra di calcio. A nulla è servito l’aiuto di un suo amico. Dov’è finita la civiltà? Un q

Da oggi per insegnare bisognerà acquisire conoscenze pedagogiche: la decisione del Miur
Taranto: accordo tra Comune e Università per l’utilizzo degli impianti sportivi
Social Finder- Ep.4 Vkontakte

Il ragazzo disabile è stato bullizzato dai compagni della squadra di calcio. A nulla è servito l’aiuto di un suo amico. Dov’è finita la civiltà?

Un quattordicenne disabile, affetto dalla sindrome di Down, ma soprattutto vittima di un sopruso/bullismo.
È successo a Bagno a Ripoli, in Toscana, dove il fatto è stato denunciato tramite Facebook dalla mamma del giovane.
Lei ha pubblicato una foto della prima rasatura ai baffi di un ragazzino in crescita come tanti, ma considerato diverso da questi suoi coetanei. “La risposta ai tre compagni di squadra s…..i che negli spogliatoi del calcio ti hanno fatto uno scherzo orribile. Anzi un vero e proprio atto di bullismo, è la tua faccia amore mio! Alta, fiera e timida come sei tu, che chiami amici anche quei tre che amici non sono!”. Queste le sue parole in un post sui social.

Erano negli spogliatoi dopo gli allenamenti, tutti aspiranti calciatori, giovanissimi con la voglia di giocare. Ecco però verificarsi l’orribile gesto di tre di loro. Lo hanno costretto a mangiare un pezzo di schiacciata dopo averla gettata nell’acqua delle docce.

Lo prendono prima di mira, pensano di scherzare, ma poi vanno oltre. Un altro cerca di difenderlo, dissuadendoli a fare ciò che si è verificato. Ma era un tre contro uno, come neanche nel far west. Qui si perde qualcosa nell’educazione e nel senso civico. Obbligato a mangiare il cibo gettato nella doccia. Lui non lo vuole raccontare, ma il giorno dopo si confida con l’insegnante di sostegno che segnala ai genitori. La vicenda diventa pubblica, provocando l’indignazione necessaria.

Ma la domanda rimane, e le spiegazioni cadono di fronte alla tristezza dell’accaduto. Come si può spiegare il comportamento di tre tredicenni nei confronti di un loro coetaneo, che li credeva amici e ne è rimasto invece scottato? Può essere un problema che nasce dalle famiglie o dalla scuola. In ogni caso c’è stata una mancanza, che ha lasciato la ferita in una persona così incolpevole e buona.

#FacceCaso

Di Umberto Scifoni

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0