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Come essere cittadini del mondo nelle scuole italiane

Treellle lancia la proposta: lo spirito di cittadinanza diventa una materia scolastica. Di Giulia Pezzullo Ammettiamolo, la maggior parte di noi stude

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Treellle lancia la proposta: lo spirito di cittadinanza diventa una materia scolastica.

Di Giulia Pezzullo

Ammettiamolo, la maggior parte di noi studenti non ha mai letto la Costituzione italiana e ha sentito solo lontane voci di corridoio sulla presunta esistenza di una fantomatica e mistica Educazione Civica.
La Treellle, un’associazione fondata nel 2001 per lo sviluppo dell’apprendimento permanente (Life Long Learning), ha recentemente condotto un’indagine sul livello di educazione civica nelle scuole italiane sottolineando come non sia affatto elevato e come, sebbene l’idea di istituire le lezioni su questo argomento risalga già agli anni ’60 (si pensi ad Aldo Moro), nelle scuole manchino proprio le basi per andare incontro a questa esigenza. Ieri, 17 marzo 2016, è stata tenuta nell’Aula Magna della LUISS una conferenza relativa alle pagine del Quaderno n° 11 di Treellle, “Educare a vivere con gli altri nel XXI secolo: cosa può fare la scuola?”, in cui è stato messo in luce il progetto per le scuole dell’associazione coinvolta. Dalla ricerca emerge, infatti, che pochissimi ragazzi diplomati hanno avuto modo di leggere la Costituzione, di discutere temi di attualità e di venire a contatto con argomenti delicati di società e politica. Effettivamente, non è qualcosa di cui vantarsi ma, anzi, dovrebbe essere un trampolino di lancio per rafforzare un lato dell’istruzione e della conoscenza del mondo che ogni persona dovrebbe acquisire.

Imparare la convivenza, l’accettazione del diverso, le molteplici realtà che ormai formano un melting pot mondiale è un processo collaborativo di apprendimento che dovrebbe coinvolgere in primo luogo la scuola in quanto ambiente di relazione interpersonale, interdisciplinare e di interscambio culturale. È qui che si ancora l’idea di Treellle: rendere obbligatorie 50/60 ore annuali di educazione civica nelle scuole impartendo non lezioni, ma attività interattive, ricerche o uscite di gruppo sul territorio seguite da un docente specializzato nel campo e valutate come qualsiasi altra materia scolastica. L’obiettivo è quello di creare una solidarietà di gruppo all’interno delle classi degli istituti scolastici e di mirare ad una ricerca di competenza critica e oggettiva su argomenti di varia natura. La realtà dei fatti ci pone davanti la scarsità di manovra che i ragazzi italiani possiedono in ambito di dibattito, curiosità generalizzate e sfruttamento positivo delle proprie capacità. Per acquisire una buona base di lancio in questo senso, sarebbe necessario avere la possibilità di partecipare ad attività extracurricolari caratterizzate da esperienze totalmente distaccate dalle materie scolastiche: si parla di musica, teatro, arte, design, sport e chi più ne ha, più ne metta. Di fatto, Treellle pone l’accento anche su questo aspetto proponendo la “scuola a tempo pieno”, ossia 6/7 ore al giorno obbligatorie per i primi otto anni di scuola (facoltative per i restanti 5) in modo da poter coinvolgere i ragazzi in attività di svariato genere.

I costi statali per le idee di sviluppo dell’apprendimento di questa società italiana sono nulli per quanto riguarda la questione dell’educazione civica ma leggermente elevati per la seconda ipotesi di miglioramento della proposta educativa. Il nucleo intorno al quale si sviluppa tutto questo discorso, tuttavia, non è affatto banale, anzi crea una sorta di aspettativa dai sapori internazionali e decisamente meno ancorati alla tradizione scolastica italiana. Infatti, preparare gli studenti all’ingresso nel mondo degli adulti rendendoli capaci di affrontare i mille aspetti differenti della vita di tutti i giorni è un concetto che sfugge ancora troppo alle mani dello Stivale. Si attendono di certo le reazioni dei piani alti che potrebbero mettere bocca a questa situazione strizzando come al solito l’occhio al motivetto risonante ‘non ci sono i fondi’.
Noi, in ogni caso, facciamo il tifo per una scuola sempre più propositiva e basata sugli standard internazionali che premono ogni giorno di più per una collaborazione culturale ampia e completa.

Di Giulia Pezzullo

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