Tempo di lettura: 2 Minuti

Voce del verbo fare causa: lotta di una studentessa disoccupata vs l’Università

È possibile fare causa all’Università che in un modo o nell’altro infrange i tuoi sogni trasformandoli in utopie? Anna Alaburda l’ha fatto. Di Carolin

Facoltà diverse, stipendi diversi
Perché scegliere Giurisprudenza?
A scuola con… Giuseppe Conte!

È possibile fare causa all’Università che in un modo o nell’altro infrange i tuoi sogni trasformandoli in utopie? Anna Alaburda l’ha fatto.

Di Carolina Saputo

Anni di sacrifici, di libri comprati e studiati, di interminabili giornate in biblioteca, di stressanti esami con i professori; tutto questo per il grande futuro che ti aspetta, che è lì proprio davanti ai tuoi occhi, puoi quasi afferrarlo per quanto ti è vicino; peccato che si dissolva all’improvviso come in un trucco di prestigio. Sembra proprio che andare all’Università per fare carriera ormai stia diventando più che altro una scommessa, un gioco senza dubbio rischioso in cui la posta è molto alta. Cosa fare allora se la grande istituzione in cui hai avuto fiducia per tanto tempo ti tradisce, trasformando le tue realistiche aspettative in sogni di bambino?

Potresti fare causa come la trentasettenne Anna Alaburda. La storia di Anna è in realtà quella di tanti, forse troppi: si laurea nel 2008 alla “Thomas Jefferson School of Law” e, come da tradizione in America, l’investimento troppo caro le è costato: ben 170.000 dollari di retta, anticipati da una banca a cui è stata costretta a chiedere un prestito. Dopo aver ottenuto quasi il massimo dei voti, la sua carriera lavorativa si risolve in occasionali occupazioni part-time in studi legali, dove però attenzione, il suo ruolo non è quello di esercitare la professione di avvocato (ciò per cui ha studiato) ma semplicemente quello di revisore di documenti; insoddisfazione personale quindi, in aggiunta al misero stipendio con cui diventa impossibile risanare il debito studentesco. Anna a questo punto come decide di agire? Fa causa all’Università, accusandoli di aver palesemente contraffatto i dati e le statistiche di impiego dei neolaureati per manipolare studenti ed aumentare le inscrizioni.

La storia di Anna non è la prima, ma è sicuramente l’unica in cui la causa non sia stata respinta e perciò ammessa ad iniziare il processo. C’è qualcuno che crede ancora nei sogni che diventano realtà?

Di Carolina Saputo

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0