È successo a Livorno, dove una scuola ha deciso che non fosse adatta a lui. C'è chi parla di errore di comunicazione e chi di voler decidere senza inf
È successo a Livorno, dove una scuola ha deciso che non fosse adatta a lui. C’è chi parla di errore di comunicazione e chi di voler decidere senza informare la famiglia, ma intanto sui social la solidarietà è massima.
Di Lorenzo Santucci
In una scuola media di Livorno l’esclusione di un alunno autistico ad una gita ha fatto molto discutere. Stando a sentire la parte lesa si potrebbe pensare a l’ennesima “bravata scolastica”, lasciatemi passare il termine alquanto elementare, oppure un semplice disaccordo comunicativo tra scuola e famiglia, se si ascoltano i dirigenti. Ma cosa è successo realmente: come tradizione vuole, specialmente nelle scuole medie, i ragazzi vengono portati diverse volte fuori dai banchi della classe per andare a visitare un qualcosa inerente col programma che stanno seguendo oppure per semplice arricchimento culturale.
Questa volta sono andati a Lardarello, un Comune in provincia di Pisa conosciuto per i suoi soffioni boraciferi. Tutta la classe che doveva partecipare all’evento era stata messa al corrente tranne Giulio, affetto da autismo. Una mattina come tante, quindi, la mamma lo va a riprendere a scuola per portarlo a fare fisioterapia (Giulio soffre di una forma di autismo grave non verbale) e solo lì l’insegnante ha comunicato, scusandosi apertamente, della gita. L’accusa che viene mossa da parte della famiglia del ragazzo è stata non tanto la malafede, che secondo il padre non c’è, ma la presunzione di aver scelto al posto loro quello che Giulio poteva o non poteva fare. Se la famiglia fosse stata messa al corrente che in tale giorno la classe sarebbe andata fuori per una gita, “io e mia moglie avremmo aiutato volentieri i professori per permette a nostro figlio di andare”, conclude il padre.
La giustificazione che ha dato la preside infatti lascia presagire questo: ritenendo quella una meta dove bisognava camminare molto, non gli sembrava adatta per Giulio, che doveva faticare molto. Ma, anche lei, ribadisce come nulla è stato fatto per fare un torto al ragazzo, anzi sono molti coloro che si occupano di lui con grande affetto, anche lei stessa. Un sabato, infatti, è mancata l’insegnante di sostegno e, seppur fosse il suo giorno libero, ha deciso di sostituirla e tutt’ora lo rifarebbe.
“Queste accuse”, continua il dirigente scolastico, “sono ingiuste: è stato semplicemente un errore di comunicazione”. Un’altra questione che tiene a precisare è come ad inizio anno, d’accordo con la famiglia del ragazzo, si è deciso di valutare volta per volta se quella gita fosse adatta o meno a Giulio e questa è stata una di quelle, in quanto anche le precedenti non lo erano seppur meno “faticose”. Come sostiene il padre, qui non c’è nessuna malafede e nessun intento di voler intralciare la vita scolastica del ragazzo, il problema sorge però quando la famiglia non viene presa in considerazione e si decide dall’alto qualcosa che invece solo chi conosce realmente Giulio o chi per lui potrebbe fare. È stata una superficialità che andava gestita meglio e diversamente e che deve servire da lezione per le prossime volte. Nel frattempo, però, grande è stata la vicinanza alla famiglia, grazie all’hashtag lanciato da un loro amico (anch’egli con un figlio affetto da autismo) #iosonogiulio.
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