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Svezia e crisi per le ragazze: è boom di disforia di genere

Svezia e crisi per le ragazze: è boom di disforia di genere

In Svezia è cresciuto a dismisura il dato delle giovani che si sentono intrappolate in un corpo non rappresenta il loro genere sessuale. Giusto soste

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In Svezia è cresciuto a dismisura il dato delle giovani che si sentono intrappolate in un corpo non rappresenta il loro genere sessuale.

Giusto sostenere le cure ormonali tramite il sistema sanitario nazionale? È grosso modo questo il dibattito esploso in Svezia nell’ultimo periodo. Sostanzialmente ci si interroga sull’opportunità di finanziare con le tasse le terapie necessarie per il cambio di genere. Una discussione che nel paese scandinavo non è nata per caso. Un rapporto del Board of Health and Welfare of Sweden ha rivelato che tra il 2008 e il 2018 l’impennata di diagnosi di disforia è stata pari al 1500%. Un autentico boom che ha riguardato in particolare le giovani tra i 13 e i 17 anni.

Le adolescenti svedesi che si sentono rinchiuse in un corpo che non rappresenta la loro identità sessuale sono sempre di più. A questa condizione sono connesse una serie di altre patologie, che vanno dalla depressione (28,9% dei casi), agli stati d’ansia (32,4%). Nei casi più gravi sono state diagnosticate persino delle forme di autismo (15,2%).

La questione non si riduce semplicemente ad una condizione di transessualità manifesta. Cioè alla compresenza di caratteri fisici tipici di entrambi i sessi. Né è solo una questione prettamente relativa all’orientamento sessuale. In entrambi i casi, infatti, la legislazione svedese è particolarmente avanzata in termini di tutela e parificazione dei diritti. Ma in questo caso si parla proprio di personalità che si scontrano con il proprio corpo. E il fatto che si tratti di adolescenti rende la questione alquanto spinosa, visto che entra in gioco anche la tutela della salvaguardia dei diritti dei minori e della potestà genitoriale.

La questione di fondo gira intorno alla possibilità di ridurre l’età minima per sottoporsi a cure mediche di riassegnazione del sesso e sulla necessità o meno del consenso dei genitori. Le diverse opinioni si sono contrapposte furiosamente sui media mentre il parlamento discuteva un disegno di legge a riguardo. Anche le posizioni degli esperti non sono state univoche. I rischi di peggioramento della condizione psicologica sono concreti, specialmente nell’età dello sviluppo. Non mancano i casi di persone, di varie età, che dopo l’operazione si sono pentite della scelta.

Per ora ogni iniziativa legislativa sembra sia sospesa. Allo stesso Board of Health and Welfare è stato chiesto un nuovo studio sugli impatti di un eventuale intervento. Cosa ne uscirà fuori è decisamente difficile dirlo.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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