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Parliamo di droga. Puntata 2: la marijuana

Parliamo di droga. Puntata 2: la marijuana

Seconda puntata della rubrica estiva di #FacceCaso "Parliamo di droga". Oggi illustreremo cosa succede quando si consuma la marijuana. Si fa presto a

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Seconda puntata della rubrica estiva di #FacceCaso “Parliamo di droga”. Oggi illustreremo cosa succede quando si consuma la marijuana.

Si fa presto a dire marijuana. Quanti nomi per una singola piantina. Ganja, erba, bila, maria e una infinita serie di altri nomi colloquiali o dialettali in tutto il mondo, indicano tutti la stessa sostanza psicoattiva derivata dall’essiccazione dei fiori (e non della famosa foglia) della canapa. Dunque, al pari di quanto abbiamo già visto nella prima puntata sulla cocaina, anche in questo caso si parla di una droga di origine naturale. Sebbene dagli effetti decisamente diversi.

È tra le più famose e diffuse al mondo, oltre che una delle più controverse. Persino la sua stessa classificazione tra le droghe, secondo alcuni, è fuorviante e anacronistica. Ma non è qui che ne dibatteremo. In questa puntata di “Parliamo di droga” vedremo cosa succede quando si consuma marijuana.

Come funziona il principio attivo della cannabis

La canapa o cannabis è una pianta appartenente alla famiglia delle Cannabaceae (la stessa del luppolo). È conosciuta, coltivata e lavorata in molte zone del mondo da millenni e per diversi scopi. Le sue fibre sono eccellenti per costruire corde e telami, ad esempio. In molte culture orientali è usata a scopo cerimoniale o meditativo, senza dimenticare i suoi possibili usi come erba medica officinale.

In ultimo, ma non meno rilevante, è soggetta anche a consumo a fine ricreativo. E in quest’ultimo caso, il modo più comune di usarla è fumandola. Ma può essere anche ingerita.

La marijuana, come qualsiasi altro derivato naturale, contiene moltissime sostanze chimiche diverse. Vaporizzandola attraverso il fumo (oppure mangiandola) i suoi principi attivi vengono inalati (o digeriti). Giungono così ai polmoni (o allo stomaco e all’intestino) e da questi ai vasi sanguigni, che li portano al cervello. Ed è lì che entra in azione il più importante dei suoi componenti biologici: il tetraidrocannabinolo. Semplicemente noto con la sigla THC.

È lui il responsabile di tutti gli effetti della marijuana sul nostro organismo. Perché una volta arrivato all’interno dei neuroni, va ad interferire con le sinapsi attraverso i recettori neuronali. La sua struttura molecolare, infatti, è molto simile a quella di altre sostanze presenti nel nostro organismo, chiamati proprio endocannabinoidi. Dunque si va, di fatto, a sostituire ad esse, alterando le risposte che il cervello dà quando riceve lo stimolo da questi neurotrasmettitori.

In particolare, sono 4 le aree dell’encefalo in cui è particolarmente elevata la presenza di questi recettori e che, quindi, risultano molto influenzate dagli effetti del THC. Sono i Gangli della Base, responsabili della coordinazione dei movimenti, volontari e involontari, l’Ippocampo, dove ha sede la memoria a breve termine, il Cervelletto, da cui dipende l’equilibrio e l’Ippotalamo, che regola l’appetito.

Proprio l’interazione con quest’ultimo, infatti, è ciò che scatena l’insorgenza della cosiddetta fame chimica. In generale, chi fuma marijuana si ritrova in breve tempo in una condizione di generale rilassatezza, spensieratezza, serenità ed euforia. Ma su questi ultimi due punti, in realtà, può anche avvenire l’effetto contrario. Cioè si possono manifestare ansia e panico.

Si tratta comunque di effetti temporanei, che svaniscono, nel peggiore dei casi, dopo qualche ora. Non esiste inoltre una casistica esaurientemente documentata, né scientificamente affermata, su decessi o gravi danni fisici prodotti da overdose di marijuana.

Al contrario, sono numerosi gli studi che dimostrano come il suo consumo cronico possa creare disturbi psichici, anche gravi. Attacchi d’ansia, paranoie, ricorrenti allucinazioni, costante sensazione di nausea e vertigini. Finanche una riduzione delle capacità cognitive e intellettive. Specialmente tra gli adolescenti il consumo eccessivo e prolungato nel tempo può portare alla diminuzione fino a 8 punti del quoziente intellettivo in età adulta.

Appuntamento alla prossima puntata per parlare di LSD.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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