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Arriva la spia robotica che ispeziona un cervello in attività

Arriva la spia robotica che ispeziona un cervello in attività

Uno studio eccezionale, dalla portata decisamente rivoluzionaria. Una tecnica a dir poco rivoluzionaria, messa a punto dai ricercatori del Massachusse

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Uno studio eccezionale, dalla portata decisamente rivoluzionaria.

Una tecnica a dir poco rivoluzionaria, messa a punto dai ricercatori del Massachussets Institute of Technology di Boston con i colleghi del Georgia Institute of Technology che, oltre a registrare ciò che accade ai neuroni durante il loro funzionamento, permette di studiare, attraverso l’osservazione delle singole cellule, malattie come la schizofrenia, il morbo di Parkinson e l’epilessia.

“La materia celebrale contiene oltre dodici miliardi di cellule, connesse tra loro da fibrille, ognuna delle quali presenta diverse ramificazioni. Tramite le fibrille, le cellule si connettono l’una all’altra miliardi di volte e questa massa di cellule e di fibrille invisibili, pur essendo inconcepibilmente complessa, lavora in armoniosa unità”. Così definì la materia celebrale il Dottor Alexis Carrel, vincitore del premio nobel per la medicina, e ad oggi grazie alle molteplici scoperte nel campo nelle neuroscienze, i ricercatori possono osservare quest’armoniosa unità quale è il cervello, attraverso la nuova scoperta della spia robotica. Si tratta di un robot capace di ‘spiare’ il cervello in attività, e di facilitare lo studio sul funzionamento dei neuroni. Gli artefici di questa nuova tecnica spiegano com’è stata applicata questa nuova tecnica: il robot spia è composto da un braccio meccanico che manovra un piccolo tubicino di vetro, definito pipetta. Quest’ultimo viene inserito nel cervello di un topo attraverso un foro, solo dopo essere stato anestetizzato e quindi sempre in piena funzione celebrale, per poi essere spostato delicatamente di soli due millesimi di millimetri per volta con il fine di identificare una singola cellula; dopo di che la pipetta aderisce alla membrana cellulare localizzata, e permette di registrare l’attività elettrica della cellula.

Una tecnica del tutto innovativa che, oltre ad osservare da vicino ciò che accade ai neuroni durante il loro funzionamento, permetterà anche di studiare, attraverso l’identificazione delle singole cellule, malattie come la schizofrenia, il morbo di Parkinson, l’autismo e l’epilessia.
Questa tecnica è stata fino ad ora applicata solo sui topi, ma in futuro potrà essere testata anche nella materia celebrale di un essere umano anestetizzato, poiché, come spiega Fabio Babiloni, responsabile del centro BrainSigns dell’Università Sapienza di Roma “alla base delle neuroscienze c’è la necessità di capire come funzionano le comunicazioni tra i neuroni, in particolare i meccanismi che governano i cosiddetti canali ionici, una sorte di porte e finestre da cui entrano e escono i segnali elettrici”. E’ per questo che il robot ‘spia’ rappresenta uno strumento rivoluzionario, finalmente in grado di rispondere alla necessità degli scienziati nel campo delle neuroscienze.

Se dunque in una macchina tanto intricata e sensibile come il cervello, sembra quasi impossibile pensare ad un ‘robot spia’ che riesce ad entrare nella materia celebrale e permette di osservare dall’interno il funzionamento dei neuroni, allora è necessario riconoscere che la scienza continua sempre più a stupirci e insieme ad essa gli scienziati, unici artefici delle svariate innovazioni nel campo delle neuroscienze.

Di Valeria Santarelli

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