Il percorso formativo che vede impegnati i ragazzi su più fronti: dalla teoria alla pratica, dalle aule al mondo del lavoro. Di Silvia Carletti L’alte
Il percorso formativo che vede impegnati i ragazzi su più fronti: dalla teoria alla pratica, dalle aule al mondo del lavoro.
Di Silvia Carletti
L’alternanza scuola-lavoro prevista dalla legge n.107 del 2015 è il “pezzo forte” del progetto Buona Scuola: ma è davvero così efficace?
Il provvedimento poggia su ampi finanziamenti da parte del Miur e a partire da quest’anno coinvolge tutti gli studenti del terzo anno, che si tratti di istituti tecnici, professionali, o licei, e si amplierà progressivamente per tutto il triennio. Ma analizziamo più da vicino la situazione. Il totale di ore lavorative previste è di 200h per i licei di 400h per gli istituti, in un arco temporale che può estendersi anche oltre la sospensione dell’attività scolastica (quindi attuabile anche durante i mesi estivi): inoltre, nel caso di mancata frequenza, vengono presi provvedimenti disciplinari che possono condizionare il rendimento scolastico dello studente. Confrontando i dati rilevati, a seconda degli indirizzi di studio, le più grandi difficoltà sembrano appartenere ai licei, che, a detta dello stesso Mario Rusconi, ex preside del liceo scientifico statale Isaac Newton ed ex vice presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, “non hanno una tradizione lavorativa alle spalle, e si trovano a cominciare tutto ex-novo”, mentre gli istituti si troverebbero più avvantaggiati , anche se di poco, grazie alla connotazione prevalentemente pratica degli studi.
Il piano sembrerebbe ben organizzato e finalizzato, oltre che all’arricchimento personale dei ragazzi, all’inserimento di questi in un panorama ben più ampio, quello del mondo lavorativo, con la possibilità di mantenere contatti con le aziende presso cui si è svolto il tirocinio. Molto spesso però i ragazzi, in particolare liceali, si trovano a simulare l’ambiente dell’azienda presso il loro istituto stesso, attraverso laboratori specifici, ma senza mai entrare in contatto con la realtà aziendale vera e propria. A spezzare una lancia a favore dell’azienda formativa simulata è il sottosegretario del Miur Gabriele Toccafondi, poiché, a suo avviso, “essa ci dice che il mondo del lavoro può entrare nella scuola e insegnare ai ragazzi come si diventa imprenditori”.
La verità è che in proporzione sono ancora pochi gli alunni che hanno riscontrato reali benefici da questa esperienza, e sono relativamente alte le percentuali di quelli che, invece, ritengono “di non aver fatto praticamente niente”: stando alle statistiche fornite da skuola.net, il 9% degli studenti intervistati (su un campione di 2800 totali) non ha tratto alcun vantaggio pratico dall’alternanza scuola-lavoro, senza contare coloro che si sono trovati a svolgere mansioni secondarie e non attinenti ai propri studi; inoltre, una buona parte di loro ha potuto assistere solo a lezioni teoriche e solo parzialmente guidati da tutor ed esperti.
Ci si augura, di qui a tre anni (quando il progetto sarà entrato a regime), di vedere realizzate le previsioni del Miur Job&Orienta del 2015, che prevedono un incremento di adesioni all’alternanza scuola-lavoro dalla quota di 270.000 alunni a 1,5 milioni.
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