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Ivrea: bullismo su un dodicenne fa partire denuncia

Ivrea: bullismo su un dodicenne fa partire denuncia

Ancora una volta atti di questo tipo fanno notizia: un problema ben radicato nelle scuole che può essere arginato solamente con la cultura ed il rispe

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Ancora una volta atti di questo tipo fanno notizia: un problema ben radicato nelle scuole che può essere arginato solamente con la cultura ed il rispetto verso gli altri.

Bullismo nelle scuole: è sempre la stessa storia della quale però non dobbiamo mai stancarci di parlare e di condannare, affinché questo fenomeno non diventi uso quotidiano all’interno degli istituti.

Questa volta è accaduto ad Ivrea, in Piemonte, dove un ragazzo di 12 anni è stato vittima di alcuni suoi compagni di scuola, l’Adolfo Viola. Per privacy non viene fatto il nome. E allora proviamo a raccontare questa storia usando dei nomi di fantasia. Metti che un ragazzino molto sensibile, che noi chiameremo Luca, appassionato per l’arte e per la musica, arrivi in una scuola media. E’ uno di quelli facili da prendere in giro anche per il modo in cui cammina a causa dei femori retroversi che non gli permettono un andamento naturale. Mai preda fu più facile. Inizia tutto al primo anno, ovviamente con gli insulti che poi mano mano degenerano nella violenza fisica: pungi, calci, soprusi di ogni tipo (sono arrivati anche a mettergli la testa nel gabinetto e farlo strusciare per terra, sporcandolo con la pipì.

Ma ovviamente la violenza non è solo fisica, c’è anche quella psicologica, che forse è anche peggiore perché da quella difficilmente ti difendi se non sei uno tosto: gli dicevano che avrebbero sciolto lui e la sua famiglia con l’acido se avesse riferito quello che gli facevano, che era grasso (e per questo aveva iniziato a non mangiare più) e quando lo toccavano correvano subito a lavarsi in bagno, come se fosse affetto da chissà quale malattia. Luca non ce la fa ad andare avanti, i genitori raccontano che non vuole più entrare in quella scuola (come minimo), che ha paura ad addormentarsi di notte per via di quegli incubi costanti che fa, “sognando” le botte che riceve. Allora legge ed ascolta musica. Quello che gli piace fare e che chissà per quale motivo dà tanto fastidio agli altri. Ovviamente la preside della scuola, Giuseppina Realmuto, sostiene come sia stato sempre stato fatto tutto il possibile per Luca e che il contatto con la famiglia era continuo.

I genitori, stufi della situazione in cui era costretto a vivere loro figlio, hanno optato per vie legali. Attualmente sono in corso due indagini, una della procura di Ivrea e l’altra del tribunale dei minori. Ma non solo: infatti, oltre al risarcimento danni per danni fisici e psicologici, i due avvocati della famiglia, Alessandro Parrotta e Stefano Macaluso, rispettivamente penalista e civilista, hanno anche inviato una lettera al Miur e all’ufficio scolastico regionale per avere delle informazioni su quali misure sono state prese dall’ormai ex scuola (Luca, infatti, ha cambiato istituto) del ragazzo nei confronti di tali avvenimenti.

Adesso pensate che Luca potevamo essere io stesso o voi. Ragionate su quante accade troppo spesso all’interno delle nostre scuole, delle nostre classi e magari neanche ce ne accorgiamo. Un appello andrebbe rivolto anche ai professori, i quali dovrebbero cogliere immediatamente dei segnali da parte di un ragazzo. Intervenire, subito e pesantemente. La scuola serve anche a questo.

Di Lorenzo Santucci

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