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Non è una scuola per ragazzi: i baby-bulli di Savona

I genitori denunciano atti di bullismo per i quali le piccole vittime rischiano lo psicologo. Di Giulia Pezzullo In una scuola del Savonese si stanno

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I genitori denunciano atti di bullismo per i quali le piccole vittime rischiano lo psicologo.

Di Giulia Pezzullo

In una scuola del Savonese si stanno verificando da qualche tempo fenomeni di bullismo. Niente di nuovo, direte voi. Certo, se non fosse che i bulli in questione sono bambini al di sotto degli 11 anni.
La faccenda è stata denunciata tramite una lettera anonima inviata ai giornali dai genitori dei ragazzini colpiti; il contenuto è stato confermato da alcune mamme e papà intervistati fuori dalla scuola e dalla stessa direttrice dell’istituto, Silvana Zanchi, e per questo motivo l’esposto è stato preso in seria considerazione. Era risaputo che in una classe in particolare tirasse un’aria poco piacevole: la preside e le maestre ne avevano discusso proprio qualche giorno prima in una riunione del corpo docenti sottolineando le angherie tra alcuni gruppi di baby-bulli e le loro piccole vittime. Tuttavia, la scuola non ha ritenuto di doversi preoccupare eccessivamente dell’accaduto in quanto si pensava di avere la situazione sotto il completo controllo.

Sfortunatamente così non è: le famiglie dei bambini colpiti da bullismo parlano di cambiamenti nel comportamento dei figli che manifestano, giorno dopo giorno, disagio e insofferenza minacciando di ricorrere loro stessi alla violenza per risolvere il problema. Alcuni genitori hanno deciso di ritirare i bambini dalla scuola e iscriverli altrove, altri hanno ritenuto necessario l’intervento di uno psicologo in quanto spiegano: “Alla fine i bambini, oggetto di tali ‘attenzioni’, perdono l’autostima, la fiducia in se stessi e si convincono di essere loro sbagliati”; inoltre, pongono l’attenzione sulla totale noncuranza della scuola e di alcuni genitori nei confronti di questi fatti gravi affermando: “Hanno provato a dirlo alle maestre, ai genitori, ma non vengono presi sul serio, anzi, non si vuole nemmeno sentire parlare di bullismo”. Nella lettera inviata ai giornali è spiegato che i baby-bulli umiliano i ragazzini presi di mira utilizzando parole offensive nei confronti delle loro famiglie o di alcuni difetti fisici, quali apparecchio per i denti, sovrappeso o occhiali da vista; non mancano, inoltre, schiaffi e pugni dati con cattiveria e intenzione a cui segue l’isolamento del bambino colpito.

La direttrice Silvana Zanchi si distacca da questa visione dei fatti in quanto afferma che la situazione è stata amplificata senza misura e che nulla sfugge al suo controllo; infatti non è mancato un suo intervento nel quale spiega: “La scuola è a conoscenza di alcuni episodi, che vanno tenuti sotto controllo, ma che non devono destare preoccupazione”. Esclude anche la veridicità degli scontri fisici in quanto, dice, si è trattato solo di accesi scambi verbali. I genitori, preoccupati per il benessere dei proprio figli, si chiedono cosa bisogna aspettare per intervenire in modo serio e trovare una soluzione a questo problema affatto banale; colpisce, di fatto, una frase nella lettera: “Ma cosa stiamo aspettando per intervenire, che qualcuno si butti dalla finestra?”. La scuola non ha voluto emanare alcuna sospensione per i baby-bulli, a causa della loro tenera età, ripiegando sulla predisposizione di attività integrative mirate a far comprendere gli errori commessi. Una scelta, questa, più o meno condivisibile e che punta ad un metodo di insegnamento meno rigido e basato su una nuova psicologia didattica.

Ancora una volta si cerca di capire di chi sia la colpa e ancora una volta la risposta sembra essere questa: genitori assenti, esempi sbagliati, insegnanti poco attenti. Dove sono finite le figurine e le partite a pallone? Ce lo chiediamo tutti.

Di Giulia Pezzullo

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