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Unioni rainbow alla Camera: è sì!

Il ddl Cirinnà diventa legge in un giorno storico per l'Italia. Un passo verso la civiltà, un passo verso l'uguaglianza. Di Giulia Pezzullo 11 maggio

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Il ddl Cirinnà diventa legge in un giorno storico per l’Italia. Un passo verso la civiltà, un passo verso l’uguaglianza.

Di Giulia Pezzullo

11 maggio 2016, ore 19.43: la Camera approva.

Potrebbe iniziare e terminare così un ipotetico articolo sulle Unioni Civili in Italia; potrei riassumere così la gioia, l’attesa, la speranza ma anche la paura e la tensione che vivono attorno a questa dannata corsa ad ostacoli da una quantità di anni che faccio fatica anche solo a pensare. Ne parlavamo proprio ieri

Senza entrare troppo nel merito della lunga storia della conquista dei diritti LGBT, torniamo indietro nel tempo al 15 marzo 2013, quando la senatrice Monica Cirinnà comunicò alla presidenza del Senato un disegno di legge per introdurre le unioni civili tra persone dello stesso sesso e la stepchild adoption, ossia l’adozione da parte di uno tra i due nella coppia del figlio dell’altro. Da quel momento, si è sollevato ancora una volta e con una rabbia da bestia famelica il polverone di bigotti, tradizionalisti, benpensanti e timorosi (o timorati, fate voi) che hanno l’ingente bisogno di proteggere il proprio prato dall’invasione delle cavallette. Esiste questo alone di terrore attorno alla felicità degli altri che non lascia spazio ad uno scambio di opinioni tra le parti equo e costruttivo.

Dopotutto, come si può pensare di vivere pacificamente a pari diritti e calpestando lo stesso asfalto se gli omosessuali minacciano in modo così palese il tenore di vita delle altre persone?! La comunità LGBT è rinomata per la sua predisposizione al dispotismo e al terrorismo di massa, tanto da far pensare che la percentuale di popolazione italiana favorevole al riconoscimento dei diritti gay sia stata plagiata da un virus potentissimo che annienta le capacità decisionali. Ve ne siete resi conto, vero? Suona strano anche a voi già solo leggere queste parole? Eppure, una parte di mondo crede che l’omosessualità sia una malattia che precede solo la follia; difficile ammetterlo, ma nel 2016 una sovrabbondanza di persone si definisce addirittura schifata della presenza sul pianeta di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali che mangiano la stessa insalata e bevono la stessa acqua di tutti gli altri esseri viventi. Fortunatamente, quella che potrebbe essere definita “una su un milione”, Monica Cirinnà, due domande se le è fatte e ha deciso che l’Italia non poteva dare ascolto alla voce di una minoranza impaurita, bensì doveva prediligere la necessità di molti, moltissimi cittadini (sì, gli omosessuali italiani sono tanti) di affermare la propria esistenza proprio come tutti gli altri.

Il ddl Cirinnà ha iniziato il suo percorso così, tra dubbi e polemiche, per proseguire in un lungo viaggio di tre anni alla conquista prima del Senato e poi, finalmente, della Camera. Solo nel 2016, infatti, il disegno di legge è riuscito ad approdare in Senato per l’approvazione ufficiale.

Era il 25 febbraio di questo anno, di quello che sembra essere un anno ricco per la storia d’Italia. Si sentiva odore di festa già allora, quando dalla bozza della Cirinnà era stato eliminato l’articolo 5 sulla stepchild adoption ed era stato abrogato l’obbligo di fedeltà tra coniugi per accelerare i termini del divorzio. Già quel giorno, milioni di italiani si sono sentiti finalmente considerati e tutelati, investiti di quei diritti che dovrebbero essere basilari per ognuno di noi. Eppure la meta era ancora lontana. Due mesi di silenzio sulla questione “matrimoni gay” e “adozioni gay” o “qualsiasi parola gay”, poi di nuovo l’ondata di clamore, le scosse politiche e morali, i vari “è un abominio”, gli svariati “era ora”, i moniti europei e i sorrisi di chi era in attesa da anni: il disegno ha preso vita, si è tinto di arcobaleno ed è ormai legge.

La Camera ha votato con 372 sì e 51 no, una vittoria schiacciante dell’uguaglianza e dei diritti umani imprescindibili di tutti. Il ddl (ora legge) Cirinnà prevede, infatti, una parte strettamente dedicata alle unioni civili tra persone dello stesso sesso e una seconda sezione mirata alla regolamentazione delle convivenze di fatto sia tra omosessuali sia tra eterosessuali. Per quanto riguarda la prima tra le due, sarà possibile dichiarare valida un’unione se avvenuta tra maggiorenni e di fronte ad un tutore della legge (banalmente, il sindaco della propria città); la coppia potrà scegliere un cognome comune e avrà tutti i diritti e i doveri di qualsiasi altra coppia sposata, eccezion fatta per l’obbligo di fedeltà. In merito alla seconda parte del ddl, invece, si punta a mettere dei paletti ai conviventi non sposati: diritti e doveri, contratti di convivenza e alimenti in caso di separazione.

Come credere che tutto questo sia passato inosservato agli occhi di molti fautori del nuovo proibizionismo? Consci del fatto che le dichiarazioni di tutte queste persone si possano riassumere in “Siamo di fronte ad una sconfitta per l’umanità”, solo per amor di cronaca cito un paio di nomi: monsignor Nunzio Galantino, Alfio Marchini, Angelino Alfano, Carlo Giovanardi, Matteo Salvini. D’altra parte, il premier Matteo Renzi ha affermato: “Quando ci sono delle cose giuste da fare, vanno fatte. Se uno deve perdere dei punti per una battaglia giusta, li perde. Facciamola finita. È legge, punto”. Si aggiunge la voce di Maria Elena Boschi che, twittando l’hashtag #promessamantenuta, ha detto: “Dobbiamo pensare ai cittadini”. Non poteva poi mancare la dichiarazione di Monica Cirinnà: “È un primo passo importante, storico, dopo 30 anni nei quali il Parlamento aveva solo rimandato, frenato, eluso. Anche se resta l’assenza del riconoscimento della genitorialità e dei bambini delle famiglie arcobaleno”.

Dopo la tempesta, esce il sole e inizia a placarsi il vento. Nessun clima è mai perfetto, ma in qualsiasi circostanza si trova un giusto equilibrio. Incrociamo le dita per il futuro, per tanti altri 11 maggio, per vittorie sempre più grandi e per giustizie sempre più radicate. Godetevi il sorriso della persona che amate, che sia nera, gay, etero, ebrea o musulmana: non c’è spazio per l’odio nel cuore di chi sa amare.

Ieri è stato un giorno importante per tutti, nessuno escluso, perché ha sottolineato ciò che di buono ancora esiste nel mondo.

Di Giulia Pezzullo

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