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Giovani vinicoltori crescono

Giovani vinicoltori crescono

Nelle “città del vino” piemontesi la riscoperta dei valori avviene a partire dai ragazzi, che vogliono sottolineare l’importanza della tradizione loca

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Nelle “città del vino” piemontesi la riscoperta dei valori avviene a partire dai ragazzi, che vogliono sottolineare l’importanza della tradizione locale, proprio come i loro avi.

Di Silvia Carletti

Nel pesino di Boca, provincia di Novara, si produce un vino molto particolare che pochi intenditori conoscono: si chiama Boca Doc e, pur restando un vino “di nicchia”, sta avendo successo soprattutto nelle zone limitrofe ed è molto in voga tra i giovani.

Nell’azienda vinicola che lo produce lavorano due ragazzi giovanissimi, Alessio e Cristian, rispettivamente 20 e 21 anni, che amano la propria terra e voglio valorizzare ciò che essa offre ai suoi cittadini unendo alla tradizione locale, che perdura da generazioni, l’ambizione e la vivacità tipiche dei giovani.

Anche il sindaco del comune, Pierangelo Puricelli, si è espresso a favore dell’attività vinaria di Boca: “Questo vino è un patrimonio del nostro paese e con grande soddisfazione notiamo che ogni anno la produzione aumenta. Questo comporta anche occupazione nella nostra zona”. Bisogna infatti dedicare un po’ di attenzione all’area geografica in cui crescono queste viti: la Valsesia, zona collinare nel Nord della città di Novara, è una terra fertile attraversata dal Ticino e dal Sesia, caratterizzata da un terreno argilloso e da un clima molto favorevole all’impianto di vitigni. Tra queste colline sorgono 9 paesini chiamati “città del vino”, principali produttori del vino piemontese. In passato, prima del grande “boom economico” degli anni ‘50/’60, la vita agricola era la vera ricchezza di chi abitava quelle zone, ma con l’avvento dell’industrializzazione le coltivazioni avevano inevitabilmente subito un calo. Adesso grazie alla rivalutazione dell’agricoltura e al coinvolgimento di molti giovani stanno riemergendo i valori tradizionali, il contatto con la terra, e tutte quelle attività mai completamente dimenticate ma solo temporaneamente eclissatesi all’ombra della produzione industriale.

Ciò è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra ditte e all’apertura verso l’enoturismo: quest’anno ad esempio le rassegne vitigne saranno aperte fino al mese di Giugno, durante i festivi e nei weekend ci sarà la possibilità di partecipare a sagre ed eventi nei paesi accompagnandosi con il vino del posto, oltre a poter conoscere meglio le realtà locali attraverso gite e passeggiate tra le vigne.

Un vero e proprio ritorno alle origini della cultura agricola tipica dell’Italia settentrionale.

Di Silvia Carletti

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