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Web politica pre elezioni comunali

Web politica pre elezioni comunali

L'affanno per l'accumulo di voti ha provocato una corsa disperata verso la colonizzazione della rete. Ma i risultati non sono quelli sperati. Di Giuli

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L’affanno per l’accumulo di voti ha provocato una corsa disperata verso la colonizzazione della rete. Ma i risultati non sono quelli sperati.

Di Giulia Pezzullo

Il web ha un potere immenso: connette parti del mondo diametralmente opposte tra loro, mette in comunicazione persone, permette il passaggio veloce di qualsiasi elemento multimediale e garantisce la condivisione con un numero elevatissimo di ‘web addicted’. Ormai lo usano praticamente tutti, senza limiti di età, sesso o credo religioso; le piattaforme online sono riconosciute per la loro utilità e, sebbene a volte siano fonte di pericoli e sciocchezze, hanno la capacità di creare una fitta rete di conoscenza che ha molteplici vantaggi.

Un esempio importante è quello che riguarda la politica. Le campagne elettorali, si sa, sono lunghe e faticose e gli aspiranti sindaci, presidenti o quant’altro puntano su una diffusione a larga scala del proprio programma. Quale miglior veicolo di propaganda se non il web?

Di fatto, i nostri politici hanno dato largo sfogo alla condivisione online di video e foto che li ritraggono in situazioni particolari in cui discutono di temi importanti o partecipano alla vita della città che si prepara al voto. Abbiamo visto Giorgia Meloni alla ciliegiata ad Ostia, Roberto Giachetti e Matteo Orfini davanti a un bel pic-nic e vari politici milanesi alle prese con aperitivi in locali di tendenza. L’obiettivo dovrebbe essere quello di coinvolgere l’ipotetico votante nelle attività legate alla propaganda politica; le elezioni comunali 2016 si stanno avvicinando ed è essenziale essere convincenti per ottenere il maggior numero di voti possibile.

Eppure, alcuni esperti di comunicazione in rete affermano che molto spesso i politici non sfruttano al meglio le potenzialità del web. È da sciocchi credere che il numero di follower sulla rete sia paragonabile al numero effettivo di voti che un dato politico riceverà durante le lezioni. Il docente di Business Digital Communication dell’Università di Pavia, Marco Camisani Calzolari, ha pertanto detto: “Chi usa i social e ha buoni contenuti può riuscire a convertire i follower in voti reali. Chi invece usa i social per risparmiare sui manifesti non porta a casa nulla”. A quanto pare, inoltre, la maggioranza dei concorrenti alle alte cariche dello Stato si riduce all’ultimo minuto per intensificare la propria campagna elettorale con i bombardamenti multimediali; questo comportamento genera un’inevitabile riduzione delle possibilità di fiducia che può instaurarsi tra pubblico e politico.

A questo proposito, Camisani Calzolari ha asserito: “Chi si concentra solo nei tre mesi prima del voto porta a casa poco di quello che si può ottenere online”. In fin dei conti, i contatti online sono sempre relazioni e come tali hanno bisogno di far maturare una fiducia che non è mai rapida ad insinuarsi nella mente: ogni cosa ha una sua tempistica, in particolar modo se si parla di questioni delicate come quella politica che coinvolge moltissimi aspetti della vita di tutti. Su questa stessa linea d’onda si inserisce Gianpiero Mazzoleni, docente di Comunicazione politica all’Università statale di Milano che ha sottolineato come i politici debbano continuamente mostrare qualcosa di nuovo per essere sulla cresca dell’onda e aumentare il numero di follower.

Non muoiono i vecchi metodi di propaganda politica, questo è certo. Ma come si può dedurre da ogni pagina Facebook o Twitter che tratta di politica, i candidati alle elezioni stanno iniziando a colonizzare la rete per ottimizzare le proprie percentuali di sostenitori. Non si può dire che sia una cattiva idea; ora sta tutto nel limare gli spigoli.

Di Giulia Pezzullo

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