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Strage di Orlando: tra omofobia ed islamismo, l’ennesima sparatoria americana

Strage di Orlando: tra omofobia ed islamismo, l’ennesima sparatoria americana

Tra sabato e domenica, intorno alle 2, un uomo armato entra nello storico night gay, “Pulse”, e fa fuoco all'impazzata sulle persone. Bilancio: 50 i m

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Tra sabato e domenica, intorno alle 2, un uomo armato entra nello storico night gay, “Pulse”, e fa fuoco all’impazzata sulle persone. Bilancio: 50 i morti e 53 feriti.

Di Irene Tinero

Dopo l’uccisione della cantante 22enne Christinne Grimmie, la città di Topolino è scossa nuovamente da un terribile gesto:

Omar Seddique Mateen, 29 anni, origini afghane, guardia di sicurezza, entra in un locale, spara, uccide e, dopo tre ore di ostaggio, viene abbattuto dalla polizia.

Ricorda molto il Bataclan, novembre 2015: in una telefonata al 911, Mateen confessa la propria vicinanza ideologica all’Isis e ricorda le bombe della marcia di Boston nel 2013.
Rita Katz, direttrice del SITE, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste, ha decretato l’evento come “il miglior regalo per il Ramadan”, l’Isis ha definito Mateen un “loro guerriero”, ma la rivendicazione resta comunque sospetta.
Non confondiamo emulazione e affiliazione: lo Stato Islamico può averne approfittato rivendicando l’atto solitario di un folle come una loro rimostranza.
D’altronde testimonianze dell’instabilità del ragazzo ci sono:

l’ex moglie confessa al Washington Post le violenze ingiustificate che doveva subire e non lo descrive come un religioso. Anche il padre esclude il movente religione e parla di pura omofobia: in merito a Mateen senior è proprio il Washington Post a mostrare un video in cui l’uomo esprimere il proprio sostegno ai talebani.

Religione o omofobia?

È bene ricordare che Omar Mateen era nel mirino dell’FBI dal 2013: due gli interrogatori e figurava nella lista “no-fly”. Ad oggi infatti il capo della polizia di NY, Bill Bratton, punta il dito contro la NRA, tra la lobby delle armi, che sostenne una campagna affinché non fosse revocato a questi sospettati il diritto alla difesa. Mateen ha acquistato in estrema tranquillità l’AR-15 pochi giorni fa.
Sul versante politico si riapre infatti il discorso sulle lobby e le facili sparatorie americane: in merito al Pulse, emblema gay, fondato dall’italo-americana Barbara Poma in onore del fratello John, morto di Aids 25 anni fa, Obama parla di “terrorismo” ed “odio”, mentre la Clinton esprime la propria vicinanza alla comunità Lgbt. Nessuno dei due utilizza l’espressione “islamismo radicale”.
Ci pensa il Berlusconi americano, Donald Trump, per cui è necessario il “pugno duro” contro l’Islam, invoca le dimissioni di Obama e di Hillary e torna a parlare di “bando per i mussulmani”: gli stessi repubblicani fecero notare l’incostituzionalità della proposta. Che differenza c’è tra questa soluzione e la liwat (sodomia) prevista dal diritto islamico, nei confronti dell’omosessualità? A 6 mesi dalla strage di S. Bernardino e a 5 dalle elezioni, la strumentalizzazione di Trump potrebbe tuttavia produrre dei risultati.

Sono definite “mass shooting” le sparatorie di massa in cui muoiono più di 4 persone: la lista americana è infinita, tanto che detengono loro questo triste primato, con un 20% in più rispetto all’Europa e le vittime sono quasi sempre giovani e afroamericani.
Pregi e difetti del sogno americano: il diritto all’autodifesa contrasta con l’estrema facilità con cui chiunque può acquistare un’arma e premere il grilletto.
Inoltre sembra aver ragione Mancuso, presidente di Equality: l’aumento dei diritti civili è direttamente proporzionale agli atti di violenza omofobica, presente in tutte le culture.

L’idea dell’Isis, pre-costruita e strumentale, getta il mondo intero in un’ insecuritas esistenziale: il nocciolo duro della questione (senza alcun intento giustificativo) è che guerra genera guerra e se a morire è un occidentale non è “più giusto” rispetto a chiunque altro.
Dimenticare gli interessi economici e porre fine a qualsiasi conflitto è un’utopia, ma non vedo quale altra soluzione ci sia per interrompere questo ciclo di odio e morte.

Di Irene Tinero

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