I vip prestano sempre più la loro immagine per la pubblicità di cibi poco sani, che favoriscono decisamente l'obesità. Di Irene Tinero Avere una celeb
I vip prestano sempre più la loro immagine per la pubblicità di cibi poco sani, che favoriscono decisamente l’obesità.
Di Irene Tinero
Avere una celebrità come sponsor è sinonimo di profitti d’oro: un’equazione semplice come fast food, sedentarietà uguale obesità.
I volti noti di tutto il mondo dovrebbero selezionare con maggiore attenzione i progetti a cui scelgono di partecipare: secondo uno studio realizzato dalla “NYU Langone Medical Center”, le pop star sono quasi tutte testimonial di cibi poco sani. Questo dato si unisce ad un altro, decisamente più preoccupante, diffuso dalla rivista “Pediatrics”, che sottolinea l’allarmante crescita dell’obesità infantile e adolescenziale.
La ricerca era incentrata ovviamente sulla salubrità dei cibi, considerando la sola area degli USA, negli ultimi 14 anni: sono state prese in considerazione le classifiche “TOP 100” di Billboard Magazine, i vincitori del “TEEN CHOICE AWARD”, gli spot che hanno avuto più visualizzazioni su You Tube e i dati ADSCOPE-2000/2014.
Marie Bragg, una delle autrici, considera come “dimostrato” il fatto che la pubblicità degli alimenti favorisce un consumo eccessivo dei cibi; non a caso l’industria alimentare investe 1,8 miliardi in spot esclusivamente rivolti a ragazzi, i bersagli più semplici per abitudini alimentari sbagliate.
Delle personalità più in voga, 65 su 163, sono associate a 57 aziende produttrici di bevande o alimenti poco consigliati, l’81% dei prodotti che consumiamo sono considerati “poveri di nutrienti” ed il 71% delle bevande sono dolcificate.
Secondo Alysa Miller, altra partecipante al progetto, “le celebrità dovrebbero essere solo modelli positivi”, consapevoli che in questo modo non fanno altro che incrementare i disturbi alimentari tra i giovani.
L’obesità, in America soprattutto, rappresenta una vera e propria piaga sociale, tanto da coinvolgere persino Michelle Obama in una agguerrita campagna: una stanza della Casa Bianca è stata trasformata in palestra e la first lady, contro Jimmy Fallen, noto presentatore americano, si è lanciata in sfide a colpi di hulla hop, corse nei sacchi e tiro alla fune. Ma al di là delle risate, in America ogni anno muoiono 300.000 persone per malattie correlate all’obesità; è la seconda causa di morte, dopo il consumo di tabacco.
Il 33% della popolazione ne è affetta e, nello specifico, l’obesità tra i ragazzi si è triplicata negli ultimi 30 anni. Il vero problema è che il 70% dei giovani obesi ha la possibilità di sviluppare malattie cardiovascolari o peggio, nel corso della loro vita adulta.
In Europa, ad oggi, si registrano dei cali, dopo 10 anni di vertiginoso aumento, ma la bandiera nera, contro qualsiasi previsione, spetta a noi e all’isola di Cipro. Non siamo più il paese del mangiar bene da diverso tempo: lo scettro è passato alla Svezia.
In Italia, il 10,2% dei ragazzi è obeso, il 43% consuma abitualmente bevande zuccherate e solo il 16% pratica uno sport.
Secondo uno studio dell’università di Brema, “Idefics”, ritrovarsi tutti insieme, intorno ad una tavola, per consumare un pasto riduce del 50% la possibilità di finire in sovrappeso (cosa ben diversa dall’obesità): se siete d’accordo, proporrei una sana scorpacciata all’aria aperta, ma soprattutto a televisione spenta!
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