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Ripetizioni: non solo studio, anche mala-scuola

Ripetizioni: non solo studio, anche mala-scuola

Una professoressa denunciata per stalking ai danni di uno studente lo accusa di furto e falsa testimonianza. Una storia che va avanti da 3 anni. Tre a

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Una professoressa denunciata per stalking ai danni di uno studente lo accusa di furto e falsa testimonianza. Una storia che va avanti da 3 anni.

Tre anni fa, durante l’anno scolastico 2012-2013, un ragazzo di Agrigento all’epoca minorenne aveva contattato una professoressa in pensione per alcune ripetizioni private. Tramite l’intercessione della nipote della docente, il giovane era riuscito ad ottenere la possibilità di fare ripetizioni. Giovanna Farruggia, che in quel momento aveva 67 anni, teneva le lezioni in casa sua e, oltre che tentare di far recuperare nozioni allo studente, aveva iniziato a maturare dei sentimenti verso di lui.

Inizialmente si comportava in maniera normale, poi ha iniziato a perseguitarmi. Aveva un atteggiamento ossessivo, era gelosa della mia fidanzata“. Queste sono le parole del ragazzo che aveva accusato la professoressa di stalking.

La famiglia dell’allora minorenne aveva sporto denuncia ai danni della docente già nel 2013, quando la situazione era diventata insostenibile: chiamate, minacce e pedinamenti erano all’ordine del giorno e l’insegnante spingeva ogni volta di più per far separare il ragazzo dalla sua fidanzata.

La situazione ancora non si è conclusa: la professoressa, che oggi ha 69 anni, è sotto accusa dopo una serie di rinvii a giudizio chiesti dal Gup del Tribunale di Agrigento, Ottavio Mosti, e dalla Pm Antonella Pandolfi.

Gli atteggiamenti della donna sono stati ritenuti dalla Procura motivo di forti stati d’ansia per lo studente coinvolto, oggi maggiorenne.

La docente, a distanza di tre anni dall’accaduto, ha deciso di replicare alle accuse mosse contro di lei dal ragazzo; pertanto ha dichiarato: “Contro di me sono state dette bugie e cattiverie, mi ha rubato soldi e gioielli. Una volta ho visto che si stava copiando l’iban dalla ricevuta del bancomat. Se non ho interrotto i rapporti è solo perché speravo di recuperarlo“.

La professoressa ha sconvolto tutte le carte in tavola, tirando in ballo un’altra versione della storia che mette nei guai lo studente. A sua difesa, dice che non ne ha parlato prima e non ha denunciato il giovane solo perché non voleva creargli fastidi con la legge. A questo punto non si sa se dare credito al buon cuore della docente o alla speranza di non essere considerata del tutto colpevole.

Di Giulia Pezzullo

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