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Scuola giapponese, il modello da imitare

Insegnamenti, giochi, educazione alla natura, alla musica e all’attività sportiva è il mix di elementi all’insegna di cui crescono i piccoli studenti

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Insegnamenti, giochi, educazione alla natura, alla musica e all’attività sportiva è il mix di elementi all’insegna di cui crescono i piccoli studenti giapponesi.

Di Silvia Carletti

L’armonia che regna tra gli studenti delle scuole giapponesi è un esempio di civiltà che da noi ancora a stento vede la sua affermazione. Bambini autonomi e responsabilizzati sin dai primi anni scolastici, così che i loro “doveri” non diventino dei fardelli ma qualcosa di abituale e anche divertente.

In Giappone le scuole dell’infanzia ed elementari istruiscono i propri alunni con semplici procedure che, portate avanti negli anni, generano una classe di studenti diligenti, rispettosi e perfettamente abituati all’ordine e alla collettività.

Niente bacchettate, niente urla o scompostezze da parte dei maestri per crescere questi piccoli studenti. Solitamente, arrivano a scuola insieme in gruppetti e prima di entrare tolgono le scarpe “sporche” con cui hanno camminato per la strada e ne indossano un paio pulito con cui girare in modo più igienico per le aule.

Poi, tra giochi e insegnamenti e lezioni non eccessivamente nozionistiche ma molto originali, i ragazzi studiano e imparano alfabeto, ideogrammi, matematica. Il metodo d’insegnamento della matematica sembra essere ben lungi da quello che spesso viene utilizzato nelle nostre scuole e che porta gli studenti italiani a “odiarla” e considerarla la materia “peggiore”, la più difficile e arida in assoluto: i ragazzini imparano a contare e fare calcoli e operazioni attraverso filastrocche e giochi, il tutto con un po’ di ritmo.

Molte sono le attività ricreative che non hanno solo funzione di svago ma anche di “costruzione” di un’identità personale dei singoli in relazione alla comunità in cui vivono: musica e sport sono fondamentali nella loro formazione, e inoltre esistono tanti “miniprogetti” dedicati alla natura e al rispetto dell’ambiente. Ad esempio, ad ogni bambino viene affidato un fiore da curare, far crescere e disegnare, che a fine dell’anno viene esposto in una sorta di mostra collettiva. Inoltre, ognuno di loro impara a cantare i brani del mese scelti dal maestro, e tutti devono conoscere l’inno della propria scuola (in Giappone ogni scuola ha un proprio inno di riconoscimento).

La cosa sorprendente è che questi bambini oltre ad imparare con efficacia e semplicità i propri programmi, si dedicano ad attività che qui in Italia non sono proprio concepite: il servizio mensa e la pulizia. All’ora di pranzo ogni studente tira fuori camice, guanti e mascherina e a turni si servono i piatti a vicenda: è una pratica assolutamente sconosciuta nel nostro Paese, che però abitua i piccoli studenti al reciproco aiuto e alla condivisione dei pasti e delle piccole cose.

Se pensate che sia una tipologia di insegnamento inaccessibile, attuabile solo in Giappone tra giapponesi, vi sbagliate nuovamente: tutti gli studenti internazionali che si trovano per qualche mese o poco meno in questi istituti, magari per il lavoro dei genitori o altre esigenze famigliari, riescono ad inserirsi perfettamente nell’ambiente, che respira un clima multietnico, molto vario ma aperto alle nuove culture come possibilità di scambio, imitazione, e crescita reciproca.

Di Silvia Carletti

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