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La Nigeria tra religione, conflitti e diritti.

La Nigeria tra religione, conflitti e diritti.

Il tribunale di Lagos definisce illegale il divieto di indossare il velo nelle scuole. Ma in materia religiosa, cosa è davvero illegale in Nigeria? Pe

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Il tribunale di Lagos definisce illegale il divieto di indossare il velo nelle scuole. Ma in materia religiosa, cosa è davvero illegale in Nigeria?

Per ogni religione la battaglia più difficile è riuscire a preservare le proprie tradizioni e soprattutto farle coesistere con quelle degli altri culti presenti. Istituzionalizzarle poi, rende tutto più complesso.
Quante polemiche ci sono state in Italia quest’anno perché una scuola elementare di Sassari ha rifiutato la visita del vescovo in occasione del Natale?
E in Francia, paese multietnico per antonomasia, per la legge “anti-velo” del 2004 da applicare nelle scuole primarie e secondarie?
Ma la libertà religiosa, se si parla della Nigeria, ha un volto completamente diverso.

In Nigeria la violenza interreligiosa tra musulmani e cristiani, che individuano nella popolazione rispettivamente il 50.4% e il 48.2%, logora il Paese e a risentirne sono soprattutto i cristiani.

Vittima di attentati e intimidazioni, la comunità cristiana risente dell’integralismo islamico dall’ormai lontano 1999.
Ricordo Abigail John, sedicenne di religione cristiana rapita dall’organizzazione jihadista Boko Haram, che come altre centinaia di giovani ragazze è stata costretta a convertirsi, a subire violenze e ad imparare a combattere contro la sua stessa religione.
La Nigeria è divisa tra Nord, a maggioranza islamica e molto conservatore per la presenza di sette fondamentaliste, e Sud, dove la religione più praticata è il cristianesimo. In questo perenne stato di guerra, i vertici politici sono sempre stati inclini alla neutralità.
Considerando gli ideali religiosi come potenziali interferenze a livello di stabilità nazionale, si è cercato di istituire uno Stato moderato nel rispetto di tutti i cittadini.
Così quando la Corte di Appello di Lagos ha dichiarato illegale il divieto di indossare il velo islamico nelle scuole pubbliche perché contrario al principio di libertà religiosa, mi è venuto spontaneo chiedermi se si tratta davvero di libertà religiosa o se la posta in palio è piuttosto il desiderio di supremazia dell’Islam?
I continui attacchi, il tentativo di una pulizia religiosa, la persecuzione a cui sono costretti i cristiani e le minoranze in Nigeria, sono davvero rivendicazioni di una maggiore libertà dell’Islam o sono solo atti contro il principio di tolleranza e contro la stessa umanità?
Il Muslim Rights Concern (Mrc) si è costituito parte civile nel processo, affermando che non solo le studentesse dovrebbero indossare il velo, ma anche tutte le donne del Paese in qualsiasi spazio pubblico. E la neutralità dello Stato nigeriano?
Come concedere l’istituzionalizzazione di un’usanza religiosa così retriva, in un Paese dove le altre religioni non hanno neanche il diritto di esistere?

Di Benedetta Frantellizzi

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