La "Sindrome di Truman" coinvolge sempre più giovany: quali sono le drastiche conseguenze che si celano dietro al delirio del "Big Brother is watching
La “Sindrome di Truman” coinvolge sempre più giovany: quali sono le drastiche conseguenze che si celano dietro al delirio del “Big Brother is watching you”?
Quando la finzione cinematografica anticipa la realtà: questo è il caso della “Sindrome di Truman” che, prendendo in prestito il nome dal capolavoro di Peter Weir, manifesta una paranoia sempre più diffusa tra i giovany ed enormemente amplificata dai social.
“The Truman Show” è, a tutti gli effetti, un inno alla libertà. Che se tolta, provoca malessere.
Come in Truman, infatti, il delirio di un’osservazione costantemente attiva rischia di bloccare i giovany sia emotivamente che psicologicamente. Ma all’interno del racconto diegetico il nostro protagonista è totalmente ignaro di ciò che gli sta capitando, per poi riuscire a rompere la gabbia del suo reality show.
Ma noi, al contrario, non abbiamo i titoli di coda che ci permettono di tracciare l’interruzione di una realtà tanto complicata quanto drasticamente vera. Responsabili i social network che, attraverso una nostra costante immersione, ci rendono (a)social.
La sensazione di sentirci ripresi in ogni momento, incorniciata da tool informatici – e tutto ciò che ruota attorno al grande universo dei Big Data – non amplifica solamente un controllo considerato già vivo nelle prime tecnologie, ma anche un fattore demoralizzante verso la costruzione di una società giovanile.
Questo accade, non a caso, nell’era della digitalizzazione, di una irrealtà (in)controllata da sopra, da un “Big Brother” che ci sta guardando (is watching you), e “noi accettiamo la realtà del mondo così come si presenta, è molto semplice“, per dirla alla Weir.
Una sindrome che s’inserisce perfettamente a metà strada tra la realtà e la finzione, reduce dall’insoddisfazione di una propria vita quotidiana.
Instagram, Facebook e Twitter? Sono solo il palcoscenico del nostro privato che permette un’infiltrazione ai più. Ma allora, abbiamo a che fare con una sindrome o con un timore? Forse ne siamo tutti affetti?
Apriamo gli occhi e “caso mai non vi rivedessi: buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!”, per dirla alla Truman…
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