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Sergio Pirozzi risponde alle accuse: “Io faccio il sindaco, non il tecnico”

Il crollo della scuola recentemente ristrutturata ha suscitato scalpore e volano le prime accuse contro il sindaco di Amatrice. Polemiche per il croll

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Il crollo della scuola recentemente ristrutturata ha suscitato scalpore e volano le prime accuse contro il sindaco di Amatrice.

Polemiche per il crollo della scuola “Romolo Capranica” di Amatrice, ristrutturata quattro anni fa e crollata come un castello di sabbia a causa del terremoto. Nell’occhio del mirino il sindaco Pirozzi, che alle accuse dei giornalisti, si difende così in un’intervista rilasciata a Repubblica: #FacceCaso.

La prima. Quella scuola elementare era stata ristrutturata ma è venuta giù. Perché?
Lui allarga le braccia e un sorriso amaro. “C’è stato il terremoto”.

Ma la procura indaga su quell’edificio che ieri, in un’altra scossa, ha perso un intero angolo.
“Certo. E’ un atto dovuto. Ma non mi fraintendete. Non voglio difendere nessuno. Ognuno si assumerà le eventuali responsabilità. Io faccio il sindaco, non il tecnico”.

Ma erano stati spesi trecentomila euro?
“Di più. Mi pare cinquecento stanziati dalla regione e cento dal comune”.

E non sono serviti a nulla?
“No, no. Le migliorie antisismiche ci sono state, compatibilmente con quel tipo di edificio”.

Quale tipo?
“La scuola è sottoposta a vincoli dei beni culturali perché è stata costruita nel 1930”.

E chi ha controllato chele migliorie tecniche fossero state adeguate?
“Dopo il terremoto dell’Aquila facemmo venire i tecnici per verificare se la scossa, che qui si è sentita molto forte, avesse messo a repentaglio la stabilità dell’edificio. E la scuola è risultata a posto. Ma le dirò di più”.

Ovvero?
“Nel 2013 qui ci fu un altro terremoto. E in quell’occasione ci furono altri rilievi tecnici. E per la stabilità della scuola io ricevetti addirittura i complimenti. Mentre per il liceo..”.

Per il liceo?
“Nonostante non fosse di mia competenza io lottai perché i ragazzi non rientrassero in quella struttura pericolosa. E ora mi dovrebbero fare un monumento per quel container che può ospitare il centro operativo della protezione civile per i soccorsi perché è l’unica struttura rimasta agibile”.

Il centro storico è distrutto. Davvero non si poteva far nulla per evitarlo?
“Facile parlare col senno del poi. Venissero quassù a vedere, invece di fare bassa speculazione”.

Al netto delle feste e della sagra degli spaghetti quanti abitanti ha il centro storico di Amatrice?
“Circa duemila e cinquecento persone. Le altre sono seconde case per le vacanze riaperte in questo periodo. Se la scossa fosse arrivata lunedì i morti sarebbero stati molti, molti di meno”.

Riaprirà la scuola dei bimbi?
“Subito. Amatrice deve ripartire”.

Anche loro in un container?
“E’ la soluzione più sicura”.

Quante tendopoli verranno allestite?
“Otto. E voglio che siano allestite al meglio. Qui la sera fa già zero gradi. In inverno la temperatura va ancora più giù”.

Non pensa al modello New Town?
“No. Assolutamente. Amatrice era uno dei borghi più belli d’Italia e così deve tornare”.

Lei aveva detto “Amatrice non esiste più”. Ha cambiato idea?
“Era un momento di scoramento che mi ha preso proprio quando ho visto che era caduta, per la prima volta nella storia, la porta della città”.

Non lo direbbe più?
“No. I soccorsi sono stati straordinari. Abbiamo avuto prove di affetto dagli amici e da tutto il mondo. Siamo montanari. Di fronte alle difficoltà noi ci rimettiamo in marcia. C’è la dobbiamo fare. Amatrice risorgerà”.

Di Francesca Romana Veriani

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