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Alternanza scuola-lavoro o “sfruttamento”…?

Alternanza scuola-lavoro o “sfruttamento”…?

Dai banchi di scuola al mondo del lavoro: non sempre l’alternanza scuola-lavoro costituisce un’occasione formativa, piuttosto un impiego gratuito… da

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Dai banchi di scuola al mondo del lavoro: non sempre l’alternanza scuola-lavoro costituisce un’occasione formativa, piuttosto un impiego gratuito… da denunciare.

Con una nota esplicativa del Miur alla Legge 107/2015 (la c.d. “Buona Scuola”) il ministero spiega espressamente che per quanto riguarda la tanto dibattuta alternanza scuola-lavoro. Questa, “è un’esperienza educativa, coprogettata dalla scuola con altri soggetti e istituzioni, finalizzata ad offrire agli studenti occasioni formative di alto e qualificato profilo”.
Una circolare Inail, la n. 44 del 2016, conferma che “per alternanza scuola-lavoro, si intende una metodologia didattica che consente agli studenti che frequentano gli istituti di istruzione superiore di svolgere una parte del proprio percorso formativo presso un’impresa o un ente […] Essa consiste nella realizzazione di percorsi progettati, attuati, verificati e valutati, sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa, sulla base di apposite convenzioni con le imprese […]Per periodi di apprendimento in situazione lavorativa, che non costituiscono rapporto individuale di lavoro”.

Sembra, però, che tanta chiarezza sia insita solo nella concezione del legislatore perché fino ad ora sono state molte, troppe, le denunce di studenti sfruttati come lavoratori o comunque messi a praticare mansioni totalmente inutili rispetto al fine educativo e didattico al quale l’alternanza scuola-lavoro dovrebbe essere finalizzata. Questa, infatti, dovrebbe costituire un primo approccio al mondo del lavoro, volto ad indirizzare le scelte future dei ragazzi degli ultimi anni del liceo (terzo, quarto e quinto) unitamente a moduli didattici e teorici che siano di supporto al lavoro concretamente esercitato. Le ultime lamentele, circa l’utilizzo distorto di uno strumento che potrebbe essere astrattamente un punto di forza dell’istruzione scolastica, provengono dall’Unione degli Studenti della Puglia che denunciano una deriva molto vicina allo sfruttamento, lanciando la campagna “A scuola io non faccio l’operaio”.

In questo modo i ragazzi vogliono sottolineare come molto spesso siano messi a svolgere funzioni non appropriate alla loro posizione, quali il pulire i bagni, fare volantinaggio, ripitturare i muri o pulire i tavoli di un ristorante, violando chiaramente i loro diritti, relegati a manovalanza gratuita.

Fortunatamente il monito è arrivato a chi di dovere, tanto che dal Ministero dell’Istruzione il sottosegretario Gabriele Toccafondi afferma senza mezzi termini: “Non esiste che una ragazza che faccia volantinaggio per dodici ore! Se c’è qualcosa che non va, ed è oggettivo, abbiamo il dovere di intervenire. Non difendo i percorsi falsi perché per me quella è scuola. Siamo in una fase iniziale e non possiamo permetterci di sbagliare. Le denunce ci devono essere da parte dei ragazzi: li invito a farle ai loro professori, ai dirigenti scolastici, agli uffici provinciali e regionali e al ministero. C’è chi deve ascoltare gli studenti e valutare queste situazioni. Non invierò ispettori: serve uno scambio di vedute costante tra i vari protagonisti di questa esperienza. Va valutato caso per caso”.

Per una volta sembra che ci sia la presa di coscienza dell’esistenza di un problema reale, che speriamo sia risolto al più presto!

Di Lorenzo Maria Lucarelli

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