Come per l’Università di Firenze, anche i test di amissione alle facoltà di Biologia e Biotecnologie dell’ateneo pisano non erano conformi al bando pu
Come per l’Università di Firenze, anche i test di amissione alle facoltà di Biologia e Biotecnologie dell’ateneo pisano non erano conformi al bando pubblicato in precedenza. Diversamente però, il rettore decide di rendere comunque validi i risultati
“A Firenze hanno ammesso l’errore e hanno rimediato facendo entrare tutti, a Pisa invece si sono limitati a fare finta di niente – accusa la diciannovenne Irene, che ha sostenuto la prova – hanno già pubblicato la graduatoria e hanno addirittura dato a tutti il punteggio ’10’ per una materia che neppure c’era”. A parlare ai microfoni di “La Repubblica” è Irene, una ragazza 19enne aspirante matricola presso l’Università di Pisa che ha denunciato le inenarrabili irregolarità che hanno riguardato il test d’ingresso alle facoltà a numero chiuso di Biotecnologie e Scienze Biologiche.
Che cosa è successo?
L’8 settembre scorso si sono tenuti presso l’Università di Pisa i test di ingresso per le suddette facoltà ma i partecipanti hanno dovuto affrontare una prova ben diversa da quella che era stata prospettata nel bando: al posto di 75 domande ne hanno trovate “solo” 50, tra le quali non vi era alcuna traccia della parte di comprensione del testo, pare tra le più importanti della prova.
“Intanto invece di 145 minuti ne abbiamo avuti 100 e poi, a matematica, pur essendo rimasto invariato il numero dei quesiti, abbiamo avuto 10 minuti in meno. Senza contare che la parte di comprensione del testo, completamente sparita dalla prova, aveva un peso non indifferente nel bando e ci eravamo preparati su quella. A dispiacere di più, comunque, è la disparità di trattamento tra un ateneo e l’altro” – continua Irene, denunciando le irregolarità che hanno riguardato anche la tempistica e facendo riferimento al caso simile dell’Università di Firenze. Nel capoluogo toscano per un errore simile il rettore dell’università ha deciso però di ammettere tutti i partecipanti alla prova.
L’errore che si è verificato a Pisa ha invece portato a conclusioni diverse, come spiega il rettore dell’Università: “si tratta di test organizzati a livello locale e ognuno decide per sé, io ho preferito rendere valido il test perché altrimenti avrei compromesso la qualità del servizio. Non posso mettere 900 studenti in classe se non ho spazio sufficiente o docenti che possono coprire orari extra”.
A prescindere dai vantaggi che sicuramente tale opzione porterà, non va sottovalutata la possibilità, più che concreta, che tanti non ammessi facciano ora ricorso all’autorità giudiziaria, rischiando di aggravare ulteriormente la situazione.
Qualcosa che si sarebbe potuto tranquillamente evitare se la serietà richiesta agli studenti fosse di dominio anche dell’università…bastava fare solo poca attenzione in più e magari controllare i formulari prima di sottoporli agli studenti. Si chiede troppo?
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