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WhatsApp bloccato in Cina. L’ennesima mossa del governo cinese per controllare i suoi cittadini

WhatsApp bloccato in Cina. L’ennesima mossa del governo cinese per controllare i suoi cittadini

Anche WhatsApp ha smesso di funzionare nel Paese di Xi Jinping: la censura vince sulla privacy. Da qualche giorno a questa parte anche l’app di messa

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Anche WhatsApp ha smesso di funzionare nel Paese di Xi Jinping: la censura vince sulla privacy.

Da qualche giorno a questa parte anche l’app di messaggistica più usata nel mondo occidentale (sì, ovviamente Whatsapp) ha smesso di funzionare in Cina. Non c’è da stupirsi molto, siccome il governo di Xi Jinping è davvero poco permissivo.

WhtasApp era l’unica applicazione di proprietà di Mark Zuckerberg che ancora riusciva a sopravvivere, non integralmente, ma fino a qualche giorno fa i messaggi si potevano ancora inviare. Ora, invece, l’applicazione funziona a tentoni, qualcuno riesce a scambiare qualche messaggio ma ormai è chiaro agli occhi di tutti che WhatsApp ha le ore contate per i cittadini cinesi.

Facebook in Cina è stato bloccato già nel 2009, Instagram invece non ci è mai entrato.
Ma perché?

In Cina il governo ha la necessità di avere un controllo globale sui suoi cittadini ed il nuovo sistema di crittografia introdotto negli ultimi mesi nell’applicazione, non è compatibile con gli interessi del governo di Xi Jinping.

Probabilmente l’applicazione sta smettendo di funzionare proprio perché il governo ha provato a sviluppare un sistema per provare a scavalcare il sistema crittografico introdotto da Zuckerberg.

In Cina comunque esiste un’applicazione alternativa chiamata WeChat, equivalente a WhatsApp, che ovviamente rende accessibili tutti i dati alle autorità. Tra le applicazioni che a differenza di Facebook, Instagram e Whatsapp sono ammesse, ci sono Skype e FaceTime proprio perché non protette da alcun sistema di crittografia.

I modi per aggirare le regole ed usare anche le applicazioni vietate esistono, anche se sono estremamente rischiose, infatti chi viene sorpreso ad usarle incorre in punizioni non indifferenti.

Purtroppo la Cina è ancora lontana dal garantire alcuni dei diritti fondamentali ai propri cittadini che per noi sono scontati ed imprescindibili.

#FacceCaso

Di Chiara Zane

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