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Stipendi da fame: “io, professoressa pagata 3 euro l’ora”

Stipendi da fame: “io, professoressa pagata 3 euro l’ora”

La denuncia di una professoressa svela una sistema malato in cui la precarietà calpesta la dignità di una persona. Possono esistere nel 2017 docenti

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La denuncia di una professoressa svela una sistema malato in cui la precarietà calpesta la dignità di una persona.

Possono esistere nel 2017 docenti universitari che sono pagati meno di una colf ? Stando a sentire le parole di Maria Grazia Turri, professoressa dell’Università di Torino non si tratta di una cosa saltuaria, ma é la regola.

“La denuncia che voglio fare è di tipo strutturale. Insegno in ateneo da 13 anni e sono pagata 3,02 euro l’ora”, ma la situazione non accenna a cambiare.

Frasi che suonano come un vero e proprio atto d’accusa contro un intero sistema che legittima tutto questo. La sua è la condizione dei ” docenti a contratto”, una figura non di ruolo all’interno dell’università introdotta con la legge Gelmini nel 2010.

Si tratta di insegnanti che non sono dei dipendenti delle università e che prestano i loro servizi come “collaboratori esterni”.

Per loro il compenso è su base oraria, con un forbice molto stretta che va tra i 25 e i 100 euro per le ore d’insegnamento. Con l’obbligo di dover svolgere le stesse attività di uno strutturato senza essere retribuito.
E il risparmio è notevole: se un docente ordinario costa in media 110 mila euro lordi l’anno, un professore a contratto viene pagato 4mila euro l’anno.

La realtà è che su questi ultimi le università hanno deciso di “marciarci” : infatti in seguito alla drastica riduzione dei fondi, gli atenei hanno deciso di assumere quelli a contratto al posto di quelli di ruolo. In questo modo, questa figura contrattuale rappresenta un modo per promuovere un mestiere precario e privo di tutele.

Una situazione in cui a perderci sono anche gli studenti. La professoressa sottolinea come, sapendo di essere pagati solo per le ore svolte in cattedra, i docenti decidono di mettere un limite ai tesisti, impedendo ad alcuni di laurearsi. E non si tratta di un caso isolato. L’esercito dei docenti a contratto infatti è numeroso, con più di 20 mila professori in questa situazione, ma di loro non sembra importare a nessuno.

#FacceCaso

Di Luca Pennacchia

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