La laurea online ha fatto storcere il naso a migliaia di ragazzi. Finalmente da luglio, probabilmente, si potrà tornare alla vecchia modalità. Hai st
La laurea online ha fatto storcere il naso a migliaia di ragazzi. Finalmente da luglio, probabilmente, si potrà tornare alla vecchia modalità.
Hai studiato anni e anni per laurearti online? Dolore, tristezza e reclusione sono stati i tuoi migliori amici? Vuoi tornare a sentire l’odore di colonia dei tuoi carissimi professori, far scoppiare spumante e tubi con coriandoli? Vuoi sentire dal vivo “finalmente a zia, era ora che ti laureassi”?
La laurea online ti sta, dunque, stretta? Torna alla vita, scegli Manfredi. Gaetano Manfredi, ministro per l’Università e la Ricerca, è l’uomo giusto per te. Proprio lui, infatti, qualche giorno fa ha ammesso la possibilità di ritornare, a luglio, alle lauree in presenza.
Non ci credi? Troppo utopistico dici? Preferisci i lanciafiamme di De Luca? E se invece laurearsi e basta, fosse essa stessa la laurea; e online o no, ma che me cambia? Forse. Ma c’è gente che invece ha voglia di veder parenti e amici festeggiare e ballare mentre viene proclamato dottore. E forse, come dicevamo, questo tornerà presto ad essere realtà.
Le parole del capo
In occasione dei festeggiamenti per i 796 anni della Università Federico II di Napoli, Manfredi ha dichiarato:
“L’indirizzo dato a livello governativo è che già da luglio, lì dove possibile, si possa tornare a svolgere sedute di laurea in presenza perché la discussione della tesi in presenza ha un grande valore simbolico, è momento di chiusura di un percorso”.
“Certo bisogna farlo con i distanziamenti giusti, con pochi familiari e con meno feste”, mannaggia, ci speravamo. Meglio di niente no? “Ma questa è la direzione verso cui si stanno orientando molti Atenei. Dobbiamo essere molto flessibili, perché è il modo migliore per poter dare risposte alle esigenze di tutti”.
Dunque, rimane il forse, purtroppo. E la laurea in presenza sarà a discrezione dell’Ateneo di appartenenza. Ma possiamo tornare a sperare, perché la non-normalità sia solo una breve parentesi di tristezza tra studio indefesso e meritata disoccupazione.
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