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Facebook contro il “revenge porn”: sarà la via giusta?

Facebook contro il “revenge porn”: sarà la via giusta?

Il "revenge porn" rappresenta una delle più note sfaccettature del cyberbullismo. Caricare online una foto hot per rovinare qualcuno. Una grande respo

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Il “revenge porn” rappresenta una delle più note sfaccettature del cyberbullismo. Caricare online una foto hot per rovinare qualcuno. Una grande responsabilità è del mondo online dal quale, però, non può venire l’unica soluzione al problema.

Dopo tante idee e fino ad ora poche reali iniziative, pare che Facebook stia per fare una prima, vera,  mossa in tema di cyberbullismo. Facebook ha attivato un servizio (ne abbiamo parlato QUI) a tutela dei suoi utenti contro una particolare forma di molestia 2.0, il “revenge porn”.

Molto diffusa soprattutto tra i più giovani è la pratica di scambiarsi immagini osè, ancora di più quando fidanzati. Se non fosse che, spesso, capita che le stesse immagini vengano utilizzate per rovinare il partner, o qualcun’altro, diffondendole online.

Facebook sembra stia correndo ai ripari, avendo previsto, solo per gli utenti australiani, la possibilità di inviare al social le proprie foto hot, facendo sì che nel caso vengano pubblicate queste non siano mai diffuse in quanto bloccate in partenza.

Come purtroppo sappiamo, moltissimi giovani, spesso giovanissimi, rimangono incastrati nel “revenge porn”, spesso non sapendo come uscirne. Senza il coraggio di denunciare (per la paura di venire giudicati, dagli amici e i genitori), soprattutto i ragazzi (ma anche gli adulti) sono costretti a subire, sottostando al ricatto di chi pratica il “revenge porn”.

Ancora peggio, invece, quando le foto oggetto del “revenge porn” vengono realmente diffuse. Purtroppo è capitato spesso di sentire che una foto inviata ad un contatto ha fatto poi il giro di tutta la scuola, portando le vittime a cadere nella depressione, sino al suicidio.

Quale è la vera soluzione al “revenge porn”?

Il “revenge porn” è una pratica tristemente diffusa e che spesso i ragazzi non si rendono nemmeno conto di mettere in atto.
La soluzione certo non può essere un servizio di Facebook o di qualche altro social, pur potendo costituire un valido palliativo, una soluzione temporanea. Le immagini, infatti, potrebbero essere tranquillamente postate altrove, aggirando l’ostacolo.

E allora qual’è la soluzione? Probabilmente non c’è un metodo definitivo per mettere fine al “revenge porn”. Forse bisognerebbe ripartire dall’inizio, evitare di scattare (quando non vengono scattate da qualcun’altro) certe immagini, ricostruendo una coscienza sociale più attenta alla tutela della propria persona.

#FacceCaso

Di Lorenzo Maria Lucarelli

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